Per quanto la terapia e la cura possano risultare efficaci una volta diagnosticato il problema, i sintomi della fascite necrotizzante vengono spesso presi alla leggera da chi ne è colpito; ciò causa un fatale ritardo della terapia farmacologica e dell’intervento chirurgico, senza i quali il paziente giunge alla morte. A causare la fascite necrotizzante sono […]
Per quanto la terapia e la cura possano risultare efficaci una volta diagnosticato il problema, i sintomi della fascite necrotizzante vengono spesso presi alla leggera da chi ne è colpito; ciò causa un fatale ritardo della terapia farmacologica e dell’intervento chirurgico, senza i quali il paziente giunge alla morte.
A causare la fascite necrotizzante sono dei batteri, in particolare gli streptococchi del Gruppo A, tra cui rientrano i responsabili del comune mal di gola. Questi ultimi rilasciano delle tossine che aggrediscono le cellule sane e ne causano la morte prematura in breve tempo.
Il primo sintomo di questa infezione si manifesta in un punto del corpo che abbia subito un trauma e che dunque inizia a dolere profondamente nonostante all’esterno appaia come un problema minore. L’allarme deve scattare quando la zona interessata comincia a gonfiarsi e contemporaneamente sopravvengono diarrea e/o vomito.
Se non si interviene subito, la zona comincia a manifestare arrossamenti, infiammazioni e vesciche, mentre più in profondità (non visibile) avrà inizio il processo di necrosi e dunque la rapida morte delle cellule.
L’unico modo di curare la suddetta infezione è, come detto, un intervento tempestivo. La terapia farmacologica prevede la somministrazione di vancomicina, penicillina e clindamicina; è necessario inoltre prelevare parte del tessuto interessato per analizzarlo: nel caso l’esame confermi la condizione di fascite necrotizzante, sarà dunque richiesta l’operazione chirurgica di sbrigliamento, ossia la rimozione del tessuto contaminato.
Nel caso in cui l’infezione sia ormai ad uno stadio avanzato, affinché il paziente possa rimanere in vita sarà necessaria l’amputazione dell’arto infetto. Tuttavia, a causa della mancata tempestività dell’intervento, il tasso di mortalità di questa particolare infezione è del 75%. Sebbene si possa sopravvivere alla fascite necrotizzante, le conseguenze dell’operazione chirurgica si rivelano estremamente invalidanti e quasi sempre causa di mobilità limitata del paziente.
La conoscenza popolare rispetto alla fascite è relativamente recente. Nel 1994 l’infezione divenne nota in seguito ad alcune morti verificatesi nel Regno Unito, le quali finirono sulle prime pagine dei giornali nazionali e internazionali accompagnate da titoli come Il Batterio Killer e scatenando in tal modo panico in tutto il mondo.
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