Una delle più celebri sculture incompiute è l’Obelisco di Assuan, meglio noto come l’Obelisco Incompiuto. Si tratta dell’opera più alta mai conosciuta nel suo genere, tuttavia non fu mai portata a termine, probabilmente abbandonata in seguito all’emergere di alcune crepe che rendevano nullo il suo valore in quell’epoca. La costruzione ebbe inizio durante il regno […]
Una delle più celebri sculture incompiute è l’Obelisco di Assuan, meglio noto come l’Obelisco Incompiuto. Si tratta dell’opera più alta mai conosciuta nel suo genere, tuttavia non fu mai portata a termine, probabilmente abbandonata in seguito all’emergere di alcune crepe che rendevano nullo il suo valore in quell’epoca.
La costruzione ebbe inizio durante il regno di Hatshepsut, parte della XVIII dinastia, e il suo compimento lo avrebbe trasformato in un obelisco di 40 metri per un peso di circa 1000 tonnellate. Attualmente i visitatori possono vedere e toccare l’opera incompiuta recandosi sul luogo della sua lavorazione, Assuan, città dell’Egitto meridionale situata sulla riva del Nilo.
Fu pensato, probabilmente, per accompagnare l’Obelisco Lateranense, oggi simbolo della piazza romana San Giovanni in Laterano.
Ancora saldo alla sua roccia d’origine, lo stato incompiuto dell’obelisco è una importantissima fonte per la conoscenza delle tecniche utilizzate in antichità.
Oggi sappiamo che l’utensile impiegato per scolpire il granito è una semplice pietra di diorite, minerale caratterizzato da una particolare solidità. Una volta ottenuta la forma desiderata, per staccare l’obelisco dalla roccia veniva praticata su di esso una serie di fori, simili ad una linea tratteggiata, all’interno dei quali si inserivano blocchi di legno bagnati: l’espansione di questi ultimi ne causava automaticamente il distacco.
L’egittologo Mark Lehner ha tentato di quantificare il tempo impiegato nella costruzione di opere simili nell’Antico Egitto. A tal fine ha praticamente replicato le loro fatiche con una squadra di uomini armati di pietre di diorite: per modellare in modo approssimativo una porzione di granito di dimensioni simili hanno impiegato 8 mesi.
Un periodo ritenuto tuttavia troppo breve da un altro studioso ed appassionato della storia d’Egitto, Christopher Dunn, secondo il quale le condizioni di lavoro dell’epoca nonché i successivi passaggi di rimozione ed innalzamento richiederebbero un arco di tempo ben più lungo di quello suggerito dal collega.