L’immagine che associamo al Mago di Oz è, nella maggior parte dei casi, quella della mitica Judy Garland e dei suoi tre compagni di viaggio con i loro indimenticabili volti. In realtà, benché considerata come la trasposizione cinematografica per eccellenza del capolavoro letterario di L. Frank Baum, quella del 1939 si tratta solo del quarto […]
L’immagine che associamo al Mago di Oz è, nella maggior parte dei casi, quella della mitica Judy Garland e dei suoi tre compagni di viaggio con i loro indimenticabili volti. In realtà, benché considerata come la trasposizione cinematografica per eccellenza del capolavoro letterario di L. Frank Baum, quella del 1939 si tratta solo del quarto adattamento del romanzo uscito nel 1900.
Nel 1983 venne scoperta la bobina originale della prima versione su pellicola, risalente al 1910, della durata di 13 minuti circa. Il film è muto ed è ispirato a sua volta alla trasposizione teatrale del libro.
A dirigere il cast di attori ancora oggi di dubbia identità (ad eccezione della protagonista) fu Otis Turner, deceduto otto anni più tardi. Al suo attivo una lunga carriera di filmmaker avviata nel 1908 con un altro cortometraggio nato da una delle più grandi storie della narrativa mondiale, Dr. Jekyll & Mr. Hyde.
Dorothy è invece interpretata da Winifred Greenwood, attrice alla sua prima esperienza sul set. La partecipazione al Mago di Oz fu per lei una sorta di battesimo della sua attività nel mondo dello spettacolo, portata avanti fino al 1936 e terminata dopo 223 apparizioni sul grande schermo.
Dietro la storia de Il meraviglioso mago di Oz si nascondono alcune curiosità in netto contrasto con l’allegria e il divertimento che essa trasmette. L. Frank Baum, autore dell’opera, fu un noto razzista; a fine ‘800 scrisse un editoriale sul Saturday Pioneer in cui auspicava lo sterminio dei «cani piagnucolosi», ossia dei nativi americani e, non soddisfatto, mosse critiche ad un governo troppo “gentile” nei loro confronti.
Le idee politiche di Baum invadono, con sorpresa, anche il racconto su Dorothy e compagni: il riferimento più eclatante riguarda gli afroamericani, nell’opera trasformati nelle terribili scimmie alate.
Paradossalmente, con l’avvento della versione del 1939, il Mago di Oz divenne una sorta di simbolo della comunità omosessuale, che iniziò ad utilizzare l’espressione “amico di Dorothy” per indicare i suoi appartenenti. La stessa Judy Garland, molto vicina alla suddetta comunità, è tuttora considerata un’icona gay.
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