Siamo abituati a conoscere e vedere cadaveri mummificati risalenti all’Antico Egitto (un tempo perfino protagonisti di spettacoli di “srotolamento”), ma la conservazione dei resti umani non sempre è il risultato di una tradizione storica. Ecco a voi alcune delle mummie meglio conservate degli ultimi millenni. Nel 1920 moriva ad appena 2 anni Rosalia Lombardo. Una […]
Siamo abituati a conoscere e vedere cadaveri mummificati risalenti all’Antico Egitto (un tempo perfino protagonisti di spettacoli di “srotolamento”), ma la conservazione dei resti umani non sempre è il risultato di una tradizione storica. Ecco a voi alcune delle mummie meglio conservate degli ultimi millenni.
Nel 1920 moriva ad appena 2 anni Rosalia Lombardo. Una polmonite la portò via ai suoi genitori improvvisamente, lasciandoli talmente sconvolti da farne imbalsamare il piccolo corpo. Oggi Rosalia è esposta nelle Catacombe dei Cappuccini e solo la consapevolezza può farci distinguere la sua mummia da una bambina che dorme.
Nel 1999 fu scoperto nel nord-ovest dell’Argentina, a confine con il Cile, il cadavere di una ragazzina di circa 13 anni. Dall’autopsia emerse che la morte della “Doncella” – così ribattezzata dai ricercatori – avvenne ben prima del ritrovamento, ossia ai tempi delle tribù degli Inca. La Doncella venne gettata e rinchiusa in una fossa ghiacciata, ma non prima di essere drogata.
Atroce destino anche per il Bambino Inuit, trovato in Groenlandia nel 1972 insieme ad altre sette mummie. Il piccolo aveva solo 6 mesi quando venne sepolto vivo insieme alla madre: sebbene possa sembrare l’opera di un perverso killer, nel XV° secolo si trattava semplicemente di una tradizione del posto. Alla morte della madre, qualora non si fosse trovata un’altra donna disposta ad allattare, i figli sarebbero stati sepolti insieme a lei.
Quando giunse il momento di seppellire la moglie, il Marchese di Han – un ricco feudatario cinese – mise da parte l’amore per il denaro, che invece impiegò abbondantemente per l’ultimo saluto. Trovata nel 1971 e risalente al 178 a.C., il cadavere di Xin Zhui era conservato talmente bene da presentare elasticità della pelle, mobilità degli arti, sangue e perfino l’ultimo pasto all’interno dello stomaco. La donna venne rinchiusa in quattro bare, ma non prima di essere avvolta in sedici abiti di seta.
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