La tensione e la paura che il terrorismo internazionale infonde attraverso attacchi violenti in tutto il mondo lascia poco spazio ad altre preoccupazioni, soprattutto se queste ultime arrivano sotto forma di vaghi ricordi malgrado la loro tragica attualità. Era l’11 marzo 2011, esattamente cinque anni fa, quando un terremoto scatenò il suolo di Fukushima, in […]
La tensione e la paura che il terrorismo internazionale infonde attraverso attacchi violenti in tutto il mondo lascia poco spazio ad altre preoccupazioni, soprattutto se queste ultime arrivano sotto forma di vaghi ricordi malgrado la loro tragica attualità.
Era l’11 marzo 2011, esattamente cinque anni fa, quando un terremoto scatenò il suolo di Fukushima, in Giappone, provocando un colossale tzunami le cui onde di 14 metri di altezza impiegarono solo pochi secondi a spazzare via un’intera città.
Le vittime furono 18mila ma le conseguenze di quel sisma, come oggi sappiamo, sarebbero state ancor più catastrofiche. Quell’area ospitava infatti una centrale nucleare che non poteva essere risparmiata dagli eventi: colpita dalle gigantesche e implacabili onde, tre dei suoi reattori subirono gravi danni che causarono a loro volta esplosioni radioattive per diversi giorni.
Il territorio era ormai contaminato. Nonostante le sofferenze, i sopravvissuti non ebbero la possibilità di piangere i loro cari perché presto cominciò l’esodo verso aree più salubri – anche se in realtà il disastro aveva invaso non solo Fukushima, ma l’intero Giappone.
Le conseguenze si riscontrarono presto in tutto il mondo, e un importante dibattito sull’energia nucleare venne sollevato da tutti i legislatori occidentali e orientali. Proprio quell’anno i cittadini italiani vennero chiamati alle urne per sostenere o abrogare il nuovo piano energetico entro il quale rientrava questa fonte d’energia.
Nonostante la lunga tradizione italiana di non recarsi ai referendum, nel giugno 2011 oltre il 54% dell’elettorato ritenne opportuno esercitare il proprio dovere di cittadino.
Nella stessa direzione andavano gli altri governi: la Germania guidata anche all’epoca da Angela Merkel annunciò la sostituzione totale dell’energia nucleare con fonti rinnovabili entro il 2022, con la conseguente dismissione di tutti gli impianti in attività.
Forse quegli impegni sono andati persi, ma per rispolverarli basta osservare le immagini dell’area colpita dallo tzunami cinque anni fa. Il caos è stato sostituito da un silenzioso ordine: il territorio rimane tuttora impraticabile e altamente radioattivo. E il numero di vittime continua ad aumentare nel tempo.
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