Vivendo in una società fondamentalmente materialista, spesso l’amore e l’altruismo si confondono con uno scambio che può assumere la forma di un gesto o addirittura di un oggetto, i quali racchiudono in sé tutto il “sentimento” di una persona apparentemente vicina, che attraverso quella corresponsione ritiene di aver messo in pratica il suo dovere di […]
Vivendo in una società fondamentalmente materialista, spesso l’amore e l’altruismo si confondono con uno scambio che può assumere la forma di un gesto o addirittura di un oggetto, i quali racchiudono in sé tutto il “sentimento” di una persona apparentemente vicina, che attraverso quella corresponsione ritiene di aver messo in pratica il suo dovere di amico, di compagno, di genitore.
Prendiamo ad esempio la figura del capofamiglia un ruolo che in Italia continua ad essere attuale e disegnata intorno alla figura del maschio adulto. Quando sei padre e marito, il tuo compito sarà quello di provvedere a coniuge e prole: comprare loro dei vestiti, mettere a disposizione un budget per le varie spese, pagare gli studi dei figli.
Questo è amore? Sì, in un certo senso lo è, anche se con il passare del tempo si trasforma prima in un’abitudine, poi in un dovere. Ora, immaginiamo che all’interno di una famiglia sorgano alcuni problemi e che, ad esempio, la moglie accusi il marito di non essere presente, di non essere vicino; la replica è pronta ad essere servita: come posso non esservi vicini se provvedo a tutti i vostri bisogni?
Si tratta di un esempio che potremmo definire un “classico” della società italiana. Spesso si confonde la vicinanza con dei gesti materiali, mentre si sottovaluta – anzi, si cancella completamente – la concezione dei sentimenti nella loro forma naturale, ossia l’immaterialità.
Essere vicino ad una persona non vuol dire portarle una scatola di cioccolatini quando sembra triste, né di soddisfare i suoi bisogni con una paghetta settimanale, attraverso una visita di circostanza o una telefonata per informarsi sulle sue condizioni di salute.
La vicinanza è comprensione. Vicinanza è immedesimarsi nella persona che si ama, capirla, sentire i suoi problemi e cercare una soluzione insieme. Vuol dire essere una squadra: se si perde, si perde insieme.
Quando si compie un atto altruistico nessuna ricompensa è dovuta. Eppure, nel momento in cui la persona aiutata riesce ad emergere dai suoi dilemmi grazie alla nostra assistenza, ci sentiremo ripagati. Proveremo una sensazione ben diversa da quella avvertita nell’atto di adempiere ad un dovere.
E' severamente vietato copiare i contenuti de "La Nona Porta" senza citare la fonte.