Se pensiamo alle grandi opere letterarie o artistiche che, nate in Italia, hanno raggiunto le più alte vette di notorietà in giro per il mondo, Pinocchio non è certamente il primo nome ad emergere dai nostri ricordi. Eppure la fiaba da Carlo Collodi è senza dubbio una delle storie per bambini tra le più famose […]
Se pensiamo alle grandi opere letterarie o artistiche che, nate in Italia, hanno raggiunto le più alte vette di notorietà in giro per il mondo, Pinocchio non è certamente il primo nome ad emergere dai nostri ricordi. Eppure la fiaba da Carlo Collodi è senza dubbio una delle storie per bambini tra le più famose al mondo, tanto aver conquistato anche l’attenzione della Disney, che nel 1940 pubblicò l’omonimo lungometraggio.
Sebbene non tutti ne siano a conoscenza, Pinocchio si tratta in realtà di un racconto per bambini dal finale macabro, celato e modificato in seguito per la versione definitiva della fiaba, quella divenuta celebre in tutto il mondo.
Pubblicato per la prima volta nel 1881, Collodi narrò le avventure del burattino attraverso un racconto a puntate sul Giornale per Bambini, una rivista che – come suggerisce il titolo – mirava ad un target decisamente giovane, anzi giovanissimo, fatto di lettori la cui unica occupazione non poteva che essere quella del diletto.
E infatti il finale originale di Pinocchio non lasciò indifferente il suo pubblico, tanto da indurre i giovani lettori – nonché i genitori probabilmente indignati – a scrivere alla redazione del Giornale per Bambini chiedendo con veemenza di cambiare il tragico destino del povero burattino.
IL FINALE ORIGINALE
Nella prima versione del racconto, Pinocchio non si trasforma in un vero bambino né diventa l’eroe del racconto, al contrario finisce impiccato ad un albero per mano del Gatto e della Volpe. E, come se non bastasse, la sorte del burattino venne rappresentata sulla rivista attraverso un disegno a rendere ancor più tragica la conclusione.
Oggi non risulta così facile reperire le pubblicazioni di fine ‘800: una delle rarissime copie ancora in circolazione è stata acquistata tramite un’asta tenuta a Roma da Bloomsbury, dove un anonimo collezionista privato si è aggiudicato il raro pezzo per la modifica cifra di 10mila euro.