Peste bubbonica è una di quelle espressioni che ci riporta ai libri di storia, attraverso i quali dietro i banchi di scuola siamo venuti a conoscenza di questa malattia infettiva che in epoche remote si è resa responsabile di un vero e proprio sterminio della popolazione mondiale. Oggi questo tipo di infezione sta tornando, in […]
Peste bubbonica è una di quelle espressioni che ci riporta ai libri di storia, attraverso i quali dietro i banchi di scuola siamo venuti a conoscenza di questa malattia infettiva che in epoche remote si è resa responsabile di un vero e proprio sterminio della popolazione mondiale. Oggi questo tipo di infezione sta tornando, in Occidente, e se non curata in tempo si va incontro ad una morte certa.
L’allarme arriva dagli Stati Uniti dove, benché ancora rari, i casi di peste bubbonica sono in costante aumento. L’ultimo risale allo scorso mese, quando una ragazza di 16 anni si è ammalata dopo il morso di una pulce nel corso di una battuta di caccia; attualmente è ricoverata in terapia intensiva. Solo nel 2015 lo stato nordamericano ha certificato undici decessi causati da questa infezione.
Portatore della peste è il batterio yersinia pestis, che può essere trasmesso all’uomo con la puntura delle pulci dei ratti o con morsi dei ratti stessi. Anche se raramente, anche la pulce dell’uomo e i pidocchi possono trasmettere tale batterio.
Dal momento della trasmissione, i primi sintomi si scateneranno violentemente dai due ai dodici giorni successivi. La persona infetta presenterà di febbre alta, forti mal di testa, debolezza, dolori in tutto il corpo, vomito e perfino delirio. La diagnosi è resa più semplice dallo spuntare di pustole nella zona del morso e della puntura (solitamente l’area dell’inguine o delle ascelle): si tratta dei cosiddetti bubboni che danno il nome alla malattia.
I rigonfiamenti sono il sintomo dell’infiammazione dei linfonodi, cioè il vero obiettivo dello yersinia pestis. Si tratta di una malattia estremamente pericolosa ed infettiva, dunque è richiesto il ricovero immediato in ospedale, dove il paziente verrà messo in isolamento e si procederà a segnalare il caso all’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità).
Se non curata in tempo, il batterio sarà causa di problemi cardiocircolatori a seguito dei quali avrà inizio il processo di necrosi delle dita di mani e piedi, prima di espandersi per il resto del corpo. In questo caso il tasso di mortalità va dal 66% al 93%, mentre si riduce al 16% qualora venga trattata in modo tempestivo attraverso la somministrazione di antibiotici.
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