Il vaiolo è una delle patologie più antiche della storia, con origini risalenti ad oltre tremila anni fa; tracce di questa malattia sono state infatti rinvenute su alcune mummie dell’antico Egitto. Partito dall’India durante l’epoca delle grandi esplorazioni, il virus si è rapidamente esteso all’Africa orientale per poi raggiungere l’Europa, dove gli intensi scambi commerciali […]
Il vaiolo è una delle patologie più antiche della storia, con origini risalenti ad oltre tremila anni fa; tracce di questa malattia sono state infatti rinvenute su alcune mummie dell’antico Egitto. Partito dall’India durante l’epoca delle grandi esplorazioni, il virus si è rapidamente esteso all’Africa orientale per poi raggiungere l’Europa, dove gli intensi scambi commerciali e la ricerca di nuove terre causò la circolazione del vaiolo nel resto del mondo.
Questa infezione si trasmette per via aerea, attraverso l’inspirazione di micro-gocce di mucosa orale e nasale provenienti dalla persona infetta, la quale mostrerà i comuni sintomi dell’influenza e della febbre.
Oltre ai suddetti sintomi che possono facilmente ingannare, il vaiolo è caratterizzato da una peculiare manifestazione cutanea che rende molto più semplice la diagnosi e il tempestivo trattamento.
Nei due giorni successivi al primo contatto con il virus, la persona infetta comincerà a mostrare lesioni enantematiche (rash) delle mucose all’interno della bocca. Tipico sintomo della malattia è la febbre al di sopra dei 38.3°, oltre ai problemi a livello gastrointestinale che si manifesteranno attraverso nausea e vomito.
Nelle persone non vaccinate, al secondo giorno le lesioni della cute si trasformano in papule, ossia rilievi solidi della pelle generalmente a forma conica, le quali dopo tre o quattro giorni si riempiono di un liquido. Dopo dieci giorni le lesioni – ora con l’aspetto di pustole ma contenenti materiale tissutale e non pus – raggiungeranno la loro massima maturazione.
A due settimane dalla maturazione, dalle pustole comincerà a fuoriuscire un liquido che ne provoca man mano lo sgonfiamento. Una volta svuotate, queste lesioni si trasformano in croste che con il tempo si sfaldano e si staccano.
Attualmente il miglior metodo di prevenzione è la vaccinazione. Quest’ultima si inietta solitamente nel braccio del paziente e causa in una zona limitata gli effetti del vaiolo: rigonfiamento, vescica piena di pus, essiccazione e crosta.
Il tasso di mortalità per la forma ordinaria del vaiolo è del 30%, mentre nella sua versione maligna si aggira tra il 90% e addirittura il 100% delle probabilità di morte. Una forma meno grave di questa patologia è denominata variala minor, i cui decessi si fermano all’1%.
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