L’escalation di guerra che scuote il mondo dopo gli attentati di Parigi promette grandi affari per i signori della guerra. I dieci più grandi produttori di armi a livello globale hanno guadagnato 12.925 milioni di euro sul mercato azionario, dopo i tragici eventi dello scorso venerdì sera, a Parigi. L’incremento maggiore di valore dopo l’attentato lo registra Finmeccanica, che […]
L’escalation di guerra che scuote il mondo dopo gli attentati di Parigi promette grandi affari per i signori della guerra. I dieci più grandi produttori di armi a livello globale hanno guadagnato 12.925 milioni di euro sul mercato azionario, dopo i tragici eventi dello scorso venerdì sera, a Parigi. L’incremento maggiore di valore dopo l’attentato lo registra Finmeccanica, che è solo al nono posto nella lista dei più grandi venditori di armi in tutto il mondo, ma che ha visto aumentare le sue quotazioni dell’8,2%. Si vede che qualcuno sa che l’Italia vende armi in Medio Oriente?
Lockheed Martin, la regina mondiale delle armi che produce il missileAegis, con la quale il Governo italiano ha firmato per l’acquisto dei famigerati F35, ha registrato un guadagno del 3,78%, incrementando la sua capitalizzazione di mercato a Wall Street di circa 2.486 milioni di dollari, su 69 miliardi totali. Una cifra superiore a quella PIL di paesi come la Liberia o il Lesotho. Il secondo classificato nella vendita di armi è Boeing, il produttore di aerei commerciali, che sviluppa anche parte della sua attività nel settore della Difesa. In questo caso, l’aumento è del 3,55%, che si traduce in più di 3.360 milioni di dollari di profitti.
US Raytheon, il produttore del noto missile Tomahawk, non ha avuto di che lamentarsi, visto che le sue azioni sono salite da $ 117 a $ 123 l’una, con una plusvalenza di mercato di 1.684 milioni di euro. Northrop Grumman invece, uno dei principali appaltatori per la difesa missilistica degli Stati Uniti, ha guadagnato non meno di 10 dollari per azione, che per i suoi azionisti si traduce in un guadagno del 4,74% rispetto alla chiusa di Wall Street venerdì scorso.
General Dynamics, la sesta nella lista globale del fatturato sulle armi, ha avuto un risultato scarsino rispetto alle sue colleghe, avendo rimontato diappena tre dollari per azione, che si traduce in un + 1,6%. Fuori dalla top ten dei giganti del settore, ma sempre importante, è Huntington Ingalls Industries. I suoi cacciatorpedinieri, prodotti dalla controllata Ingalls Shipbuilding, hanno realizzato un plusvalore di 167,5 milioni di dollari.
Il podio dei dieci giganti si completa con tre europei: il consorzio Airbus,BAE Systems e la francese Thales. La prima fabbrica gli elicotteri Eurocopter e ha guadagnato più di 1.700 milioni di euro nei mercati azionari europei. Gli inglesi di BAE Systems hanno registrato invece un aumento al London Stock Exchange del 2,8%, pur essendo il terzo più grande venditore al mondo di armi. Thales, che ha sede proprio nell’area metropolitana di Parigi, ha visto invece le sue azioni salire del 5,32% dopo gli eventi che si sono verificati a pochi passi dalla sua sede. Cioè oltre 730 milioni di euro in più.
Questo aumento del valore di borsa dei produttori di armamenti, evidentemente, è legato alle convinzioni dei grandi investitori e dei grandi fondi d’investimento circa la probabilità di una guerra, con il conseguente incremento di vendita di armi nel medio termine. I primi bombardamenti della Francia sui presunti covi del cosiddetto Stato Islamico in Siria, oltre a quelli già effettuati dalla Russia e dagli Stati Uniti, hanno spinto gli speculatori a comprare le azioni delle aziende produttrici di armi. C’è sempre qualcuno che ci guadagna, e non sono i cittadini.
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