Niterói è una ridente città del Brasile, una delle più visitate nella regione metropolitana di Rio de Janeiro. Tuttavia il suo nome è legato alla strana vicenda delle maschere di piombo, uno dei casi più enigmatici della cronaca nera moderna, ancora oggi in cerca di una risposta che forse non arriverà mai. La mattina del […]
Niterói è una ridente città del Brasile, una delle più visitate nella regione metropolitana di Rio de Janeiro. Tuttavia il suo nome è legato alla strana vicenda delle maschere di piombo, uno dei casi più enigmatici della cronaca nera moderna, ancora oggi in cerca di una risposta che forse non arriverà mai.
La mattina del 18 agosto 1966 un ragazzo rinviene due corpi senza vita mentre si trova a caccia nei boschi che circondano la città. Immediatamente si allontana e dà l’allarme all’agente di polizia che in quel momento sorveglia la zona ma, senza spiegazione alcuna, la segnalazione viene ignorata e solo tre giorni dopo le autorità – in seguito ad un’ulteriore segnalazione – si recheranno sul luogo.
Il 21 agosto i funzionari della polizia raggiungono la zona precedentemente segnalata da più persone. Lì trovano i cadaveri di due uomini e presto saranno in grado di dare loro un’identità: si tratta di Manoel Pereira da Cruz e Miguel José Viana, due elettricisti provenienti da Campos dos Goytacazes, cittadina a 200 chilometri da Niterói.
La scena non è quella di un omicidio, anzi, davanti agli occhi di investigatori e giornalisti vi è un’inaspettata quanto strana atmosfera di serenità. I loro volti appaiono tranquilli e nessun segno di violenza è presente né sui cadaveri né nella zona circostante. C’è però qualcosa di inquietante. I due sono distesi su un letto di fogliame creato appositamente per l’occasione, sono vestiti in modo elegante, indossano anche due impermeabili e i loro occhi sono coperti da strane maschere di piombo, modellate come occhiali.
Vengono effettuate le dovute analisi ma neanche l’esito dell’autopsia riesce a chiarire il loro decesso. In assenza di aggressioni, gli inquirenti pensano ad un avvelenamento o intossicazione ma niente di tutto questo ne ha causato la morte secondo i medici.
Attraverso le indagini cominciano presto a delinearsi le personalità di Manoel e Miguel José. I due sono molto amici oltre che colleghi, e quella mattina si allontanano dalle loro famiglie proprio per impegni di lavoro. In ogni caso, l’amicizia e il lavoro non sono gli unici aspetti a legare le loro vite; entrambi sono infatti appassionati di esoterismo e insieme frequentano sette religiose che ruotano intorno allo stesso interesse.
Gli investigatori, grazie alle decine di testimonianze ottenute, riescono a ricostruire la giornata del 17 agosto 1966 dei due uomini poi trovati senza vita. Una giornata fatta di acquisti apparentemente normali (degli impermeabili, una bottiglia d’acqua) ma che in realtà sembrano far parte di un puzzle i cui pezzi non trovano ancora il loro ordine.
A rendere il caso ancora più enigmatico è la presenza di alcuni fogli recanti misteriose istruzioni:
Domenica, una compressa dopo il pasto;
lunedì, una compressa al mattino a digiuno;
martedì una compressa dopo il pasto;
mercoledì una compressa prima di coricarsi
Alle ore 16:30 trovarsi nel luogo concordato.
Alle ore 18:30 ingoiare la capsula dopo l’effetto,
proteggere i metalli aspettare il segnale maschera.
La pista più probabile appare essere proprio quella dell’esoterismo, come suggerito anche dalla testimonianza della nipote di Manoel, la quale aveva incontrato la strana coppia alla fermata dell’autobus, appena prima della partenza per Niterói: la ragazza riferisce agli inquirenti che lo zio avrebbe parlato di importanti rivelazioni spirituali.
Nella stessa direzione porta un’altra testimonianza, quella di un vicino di casa di uno degli uomini: un giorno – attratto dai rumori che provenivano dal giardino – si avvicinò notando che i due amici erano intenti a modellare dei pezzi di piombo ricavati da un tubo. Incuriosito da quell’attività chiese cosa stessero facendo e loro, con una battuta, risposero che lavoravano per salvare l’umanità.
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