Il 24 marzo 2015 centocinquanta persone muoiono sulle Alpi francesi a causa di un incidente aereo verificatosi su un volo della Germanwings partito dalla Spagna. A bordo anche un’intera classe di ragazzi delle scuole superiori di ritorno da uno scambio culturale. Fu la depressione del pilota, il suo istinto suicida a causare lo schianto […]
Il 24 marzo 2015 centocinquanta persone muoiono sulle Alpi francesi a causa di un incidente aereo verificatosi su un volo della Germanwings partito dalla Spagna. A bordo anche un’intera classe di ragazzi delle scuole superiori di ritorno da uno scambio culturale. Fu la depressione del pilota, il suo istinto suicida a causare lo schianto e, per quanto possa essere spaventoso, non si è trattato del primo caso e certamente non sarà l’ultimo.
Seiji Katagiri aveva solo 35 anni di età ma una lunga esperienza di volo alle spalle. Un pilota impeccabile fino al 9 febbraio 1982, quando insieme a lui portò altre 174 persone a schiantarsi in mare: il volo era a poche centinaia di metri dalla pista d’atterraggio ma una manovra improvvisa dell’uomo cambiò nel giro di pochi secondi il panorama metropolitano che poteva essere ammirato dai finestrini. Quel giorno morirono 24 persone ma non il pilota, che in seguito venne assolto dai giudici in quanto mentalmente instabile, vittima di disturbi nervosi.
È l’ottobre 1999 e Gameel El-Batouty si trova a New York. Non è la sua prima volta nella Grande Mela, perché l’egiziano vanta una lunga attività di pilota e quella tratta con destinazione Il Cairo l’ha percorsa decine di volte. Nessuno poteva immaginare che quello sarebbe stato il suo ultimo volo, così come sarebbe stato l’ultimo viaggio delle 217 persone che si trovavano con lui a bordo, 217 persone che gli avevano affidato le loro vite. L’aereo si schianterà al largo del Massachusetts, nessun sopravvissuto. Secondo le autorità egiziane, a scatenare la decisione di El-batouty fu un’ammonizione formale della compagnia aerea nei suoi confronti.
L’intervento della co-pilota Sofia Figuiqui non servì a niente, perché il comandante della Royal Air Maroc aveva deciso di morire. Fu così che nel 1994 persero la vita 44 persone – erano presenti anche otto italiani. Nessun guasto tenico, nessun apparente motivo.
Il recente caso di Andreas Lubitz ha riportato a galla il dibattito sulle norme di sicurezza in volo, scatenando un’accesa attività regolamentare a livello internazionale. Tuttavia, per quanto possano essere rigide le procedure, la verità è che le macchine possono essere tenute sotto controllo, ma non la mente umana.
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