Vi siete mai chiesti cosa potrebbe provocare la mancanza di sonno? Il cervello subirebbe dei danni o si potrebbe persino morire? Molti sono stati gli esperimenti in merito ma quello a cui si sottopose un allievo della Hight School di San Diego è forse il più particolare. Tutto cominciò come una semplice goliardata: una sfida di […]
Vi siete mai chiesti cosa potrebbe provocare la mancanza di sonno? Il cervello subirebbe dei danni o si potrebbe persino morire?
Molti sono stati gli esperimenti in merito ma quello a cui si sottopose un allievo della Hight School di San Diego è forse il più particolare. Tutto cominciò come una semplice goliardata: una sfida di resistenza tra compagni di scuola. Randy Gardner decise con altri due amici, Bruce McAllister e Joe Marciano Jr., di sperimentare cosa potesse accadere in 11 giorni di privazione del sonno.
Gli amici avrebbero dovuto controllare attraverso dei test che Randy non subisse nessun danno cerebrale e che le sue funzioni rimanessero nella norma, oltre ovviamente ad aiutarlo a rimanere sveglio. Si progettò l’inizio per Il 28 dicembre 1963 per poi finire l’8 gennaio 1964, per un totale di 264 ore, quindi 11 giorni di veglia.
Il primo giorno Randy Gardner si svegliò alle 6.00. Il secondo giorno si trascinò e avvertì una mancanza di lucidità. Il terzo giorno il suo stato d’animo mutò e ebbe seri problemi nel ripetere i più semplici scioglilingua. Dal quarto giorno la mancanza di sonno fu talmente forte da provocargli un’allucinazione in cui pensava di essere un giocatore di football di colore del San Diego. Gardner, in realtà, era bianco, di diciassette anni e pesava 60 Kg.
Il loro intento era quello di fornire i risultati di tale ricerca nel concorso di scienze della High School di San Diego. Ma a trasformare questa ardua prova da una semplice ricerca ad uno degli esperimenti più citati di privazione del sonno fu l’arrivo del ricercatore William C. Dement della Stanford che avendo appreso dell’esperimento dalla stampa si era precipitato sul posto per seguirlo di persona.
E’ bene sapere che in passato questo tipo di esperimento effettuato sugli animali si sono conclusi con la morte della cavia!
Nessuno poteva sapere quali conseguenze avrebbe avuto questo tipo di prova su Randy, il rischio più grande era quello che potesse subire seri danni permanenti al cervello, in quanto pochissime volte era stata sperimentata la mancanza di sonno.
Uno dei primi studi in questo campo era giunto ad una conclusione non certo auspicabile. Nel 1894 la Dottoressa Russi Marie di Manaceine aveva mantenuto quattro giorni svegli dei cuccioli e l’esperimento si era concluso con la loro morte!
Mentre sugli esseri umani l’esperimento era stato condotto dai dottori J. Allen Gilbert e George Patrick che nel 1896 mantennero sveglie tre persone per novanta ore. Dopo la seconda notte, uno dei soggetti ebbe delle allucinazioni, altri due soffrirono di paranoia ma non ci fu nessun effetto secondario di lunga durata. A parte questi due esperimenti ci fu solo un altro caso degno di nota in cui un deejay rimase sveglio per 200 ore ed ebbe solo un paio di episodi di paranoia, non riportando nessun danno cerebrale. Ed era proprio il record di questo deejay che Gardner aveva deciso di battere, e fu questo il motivo per cui aveva impostato il suo obiettivo su 264 ore.
Ma torniamo a Gardner il quale ebbe una grande forza di volontà, infatti lottò per tutta la durata dell’esperimento per rimanere sveglio, ma un grande e validissimo aiuto gli venne fornito dai suoi due amici e dal Dr. Dement che lo mantennero attivo facendogli fare giri in automobile, portandolo in giro nei negozi di ciambelle, ascoltando insieme a lui della musica e facendo maratone di bowling e ping pong. Ogni volta che Gardner andava in bagno, gli parlavano attraverso la porta per assicurarsi che non si assopisse. Tutto questo senza nessuna somministrazione di farmaci o eccitanti naturali, neppure la caffeina.
Più giorni passavano e più Gardner cominciva a confondersi, aveva una grande difficoltà nel mettere a fuoco gli oggetti e difficoltà di memoria, molte furono le allucinazioni.
I suoi genitori per assicurarsi che non ci fossero danni al cervello o al corpo insistettero che fosse sottoposto ai normali controlli medici presso l’ospedale locale. Fortunatamente i medici all’ospedale non riscontrarono nessun tipo di problema fisico, solo confusione e disorientamento.
L’8 gennaio del 1964, come Gardner si era prefissato, superò il record del deejay portando a termine questo fantastico esperimento. Quattro ore più tardi, dopo un controllo all’ospedale, cadde in un sonno profondo. Si svegliò dopo quattordici ore e quaranta minuti, sentendosi sveglio e riposato.
Ancora oggi Gardner è vivo e vegeto e quindi si può tranquillamente concludere che l’esperimento non gli ha causato nessun tipo di problema e nessun danno di lunga durata.
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