Napoli ospita proprio in questi giorni la manifestazione di divulgazione scientifica Futuro Remoto. Al centro del dibattito di quest’anno emergono le proteine, sulle quali sono sempre più frequenti le ricerche che ne mostrano le grandi potenzialità nella cura di gravi malattie ma ne sottolineano anche gli aspetti negativi. Le proteine sono molecole costituite da catene […]
Napoli ospita proprio in questi giorni la manifestazione di divulgazione scientifica Futuro Remoto. Al centro del dibattito di quest’anno emergono le proteine, sulle quali sono sempre più frequenti le ricerche che ne mostrano le grandi potenzialità nella cura di gravi malattie ma ne sottolineano anche gli aspetti negativi.
Le proteine sono molecole costituite da catene di amminoacidi e, a seconda della tipologia, compiono all’interno del nostro organismo diverse funzioni essenziali per il corretto andamento dello stesso. Ad esempio, queste macromolecole si rivelano di grande importanza per la duplicazione del nostro materiale genetico, ma allo stesso tempo servono da “aiutante” del sistema immunitario o, nel caso di particolari proteine, possono addirittura costituire un pericolo per la salute.
Quest’ultimo caso è riscontrato nella proteina nota con il nome di P66Shc, contenuta in uno degli elementi attualmente più utilizzati dall’industria del settore alimentare: l’olio di palma. La suddetta molecola sarebbe infatti responsabile per la morte programmata delle cellule che producono insulina, ossia di quelle cellule che ci proteggono dal diabete. L’olio di palma è comunemente utilizzato nei prodotti dolciari, come biscotti, merendine, torte e così via.
Altra tipologia di proteina è quella studiata dalla Queen Mary University di Londra. Oggetto delle loro ricerche è invece biomolecola che consente la riproduzione dei linfociti TCD8, i quali – se presenti in alta concentrazione – renderebbero l’organismo più resistente ad infiammazioni e tumori. Ad oggi la sperimentazione è stata condotta su topi da laboratorio, tuttavia potrebbe presto partire anche quella sull’essere umano.
Molto discusso nell’ambiente scientifico è il ruolo delle proteine rispetto all’epilessia. Secondo il prof. Giuseppe Legname, direttore di uno studio condotto presso la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste, la scarsa presenza della proteina cellulare PrPC sarebbe una delle cause delle crisi epilettiche. A documentare tale ipotesi è un esperimento condotto su alcune cavie.
Un’ottima notizia arriva invece a venti anni dalla scoperta dell’italiano Alberto Mantovani, il quale sperimentò una cura contro i tumori basata sulla proteina proveniente dal gene Ptx3, capace di spegnere le infiammazioni alla base della neoplasia. Il risultato della sua ricerca si è infatti trasformato recentemente in un farmaco antitumorale che ne stimola la produzione.
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