Il conte Donatien-Alphonse-François de Sade, conosciuto anche come Marchese de Sade o Divin marchese è stato uno scrittore, filosofo, poeta, drammaturgo, saggista, aristocratico, criminale: perverso, sadico e zoofilo, e politico rivoluzionario francese, delegato della Convenzione nazionale. Autore di molti classici della letteratura erotica, di drammi teatrali e vari testi saggi filosofici, molti di essi scritti mentre si trovava in prigione, considerato […]
Il conte Donatien-Alphonse-François de Sade, conosciuto anche come Marchese de Sade o Divin marchese è stato uno scrittore, filosofo, poeta, drammaturgo, saggista, aristocratico, criminale: perverso, sadico e zoofilo, e politico rivoluzionario francese, delegato della Convenzione nazionale. Autore di molti classici della letteratura erotica, di drammi teatrali e vari testi saggi filosofici, molti di essi scritti mentre si trovava in prigione, considerato un esponente dell’ala estremista del libertinismo, nonché dell’Illuminismo più radicale e materialista.
La sua vita, i suoi comportamenti trasgressivi e perversi descritti egregiamente nei suoi romanzi fanno sì che il suo nome sia all’origine del termine sadismo.
Durante la sua vita Sade venne accusato di vari reati, come pratiche di violenza sessuale, sodomia, tentativi di avvelenamento e condotta immorale, ma venne riconosciuto colpevole solo di “libertinaggio” (cioè condotta sessuale illegale) e produzione di materiale pornografico. Infatti Nel 1772 per sfuggire ad una condanna per sodomia e avvelenamento si rifugiò per un breve periodo in Italia, insieme alla cognata amante Anne-Prospere e al fedele servitore Latour, complici nelle sue perversioni, resosi protagonista di un episodio compiuto ai danni di quattro fanciulle e di una prostituta sulle quali (dopo aver fatto loro ingerire forti dosi di cantaridina per eccitarle) sfogò tutto il suo “sadismo” sodomizzandole ripetutamente e sottoponendole ad altre pratiche sessuali aberranti.
Nel 1775 dopo il suo rientro in francia lo troviamo a Lione, dove, dopo aver assunto cinque ragazze quindicenni, in compagnia di sua moglie e di una domestica le costringe a partecipare ad orge estreme, durante le quali le ragazzine vengono sottoposte a torture indicibili. Scoppia l’ennesimo scandalo che mette a rischio la sua impunità, di cui ha approfittato oltre ogni limite…
In seguito all’avvento di Napoleone, Sade si finse pazzo facendosi ricoverare nel manicomio di Charenton, che per lui altro non è che un castello di delizie sotto copertura, una rielaborazione in chiave New age della location de “Le 120 giornate di Sodoma“. In questo periodo, ultima le sue grandi opere letterarie (“Juliette”, “Justine”, “Jean Claude”, “Jean Jacques” etc), fonda il primo teatro a luci rosse e L’École pratique du Sadisme.
Così, mentre tutti coloro che lo avevano abbandonato, moglie compresa, lo credevano agonizzante in una misera topaia, il Divin Marchese si spense tra i suoi mille interessi alla tenera età di centouno anni.
Le sue opere, sconosciute integralmente sino all’ultimo secolo, erano relegate nell’inferno delle biblioteche, furono consultate e saccheggiate dalle varie menti letterarie creative, protagoniste del romanticismo, decadentismo e del surrealismo. Si dice che molte delle opere di Lord Byron fossero scritti di Sade. Alla morte di D’Annunzio fu ritrovata nella sua casa l’edizione completa delle opere del Marchese, copiate da un amanuense arabo su pelle umana.
I romanzi del Divin Marchese hanno ispirato centinaia di film e tra i registi più autorevoli non possiamo non citare Pier Paolo Pasolini.
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