La tortura, dal latino torquere (torcere il corpo), rimane un’orribile, inutile, spesso controproducente metodologia di annullamento della volontà altrui che, malgrado questo, è usata da 3 millenni e che è sempre stata giustificata da interessi verso lo stato, la religione e la lotta alla criminalità. A partire dagli Egizi si usavano metodi crudeli, soprattutto bastonate e frustate, per intimorire, punire […]
La tortura, dal latino torquere (torcere il corpo), rimane un’orribile, inutile, spesso controproducente metodologia di annullamento della volontà altrui che, malgrado questo, è usata da 3 millenni e che è sempre stata giustificata da interessi verso lo stato, la religione e la lotta alla criminalità. A partire dagli Egizi si usavano metodi crudeli, soprattutto bastonate e frustate, per intimorire, punire o far confessare i malfattori o i nemici.
Ma fu con i Greci, e soprattutto con i Romani che la tortura si avviò, inizialmente applicata agli schiavi, poi sui rei di lesa maestà, sui maghi e sui bugiardi. La più utilizzata era la flagellazione, con la frusta formata da lunghe cinghie di pel di bue che tagliavano come un coltello.
Ma esistevano anche altri metodi: gli schiavi che avevano tentato di fuggire erano marchiati a fuoco sulla fronte; sotto l’imperatore Costantino allo schiavo colpevole di aver sedotto un uomo o una donna liberi veniva versato piombo fuso in gola.
La crocifissione era uno dei terribili supplizi riservati ai malfattori. I barbari non praticavano torture, usavano l’ordalia, un modo cruento in cui solo chi riusciva a tenere nel palmo della mano un ferro rovente o a immergere il braccio in un paiolo di acqua bollente, dimostrava la propria innocenza.
La tortura della “corda” era la tecnica più comune alla fine del XII secolo, alla rinascita del diritto romano. Questa tecnica consisteva nel sollevare dal suolo il sospetto con una corda legata ai polsi facendo poi precipitare il malcapitato da varie altezze, disarticolando gli arti superiori.
Di altre tecniche usate al tempo si ricordano la “stanghetta”, con cui si comprimeva la caviglia fra due tasselli di metallo; “le cannette” inserite fra le dita delle mani e poi strette con cordicelle; le tenaglie roventi con le quali si strappavano le carni o l’acqua fatta ingerire, con la forza, a litri. La pratica della tortura continuò a lungo. L’Inquisizione romana, tra il 1542 e il 1761 mandò al rogo 97 persone, fra cui il filosofo Giordano Bruno che non volle rinnegare le proprie idee. Qualcosa iniziò a cambiare con l’inizio dell’illuminismo ed il primo paese che ripudiò la tortura fu la Prussia nel 1740. Nella I guerra mondiale (1914-1918) i turchi compirono atti efferati nei villaggi armeni: alle donne, dopo essere state violentate anche da 40 soldati, venivano strappate le sopracciglia e le unghie, tagliati i seni; agli uomini venivano amputati i piedi e nei moncherini erano inseriti chiodi da ferratura da cavallo. Alla nascita dell’unione sovietica (1919 – 1950) molti preti, furono bruciati vivi, a fuoco lento; agli ufficiali che si opponevano al regime venivano tagliati i testicoli, sfregiato il volto, cavati gli occhi e tagliata la lingua. Spesso nei gulag le vittime venivano trafitte con una baionetta nello stesso punto, lentamente, anche 15 o 20 volte. Ad alcune vittime veniva iniettata polvere di vetro nel retto.
I nazisti, dal 1933 al 1945 deportarono nei campi di sterminio ebrei, zingari, omosessuali e dissidenti politici per sterminarli sistematicamente. Li picchiavano, anche fino a 800 volte, con pesanti bastoni, spegnevano le sigarette sui genitali, strappavano le unghie; usati anche come cavie umane per atroci esperimenti come la riduzione di ossigeno e di pressione atmosferica, il congelamento e raffreddamento prolungato, prove di sterilizzazione e castrazione e prima di distruggerne i corpi, i nazisti annientavano le anime dei prigionieri: sostituivano i loro nomi con numeri, li costringevano a lavori massacranti e inutili, li affamavano fino a cancellarne la dignità.
Nel 1963 durante la guerra fredda negli Usa, per far confessare i prigionieri, manipolavano le funzioni vitali degli stessi con privazioni sensoriali, indebolimento fisico; droghe; tormenti vari (stare in piedi per ore o in posizioni scomode). Il tutto con l’ulteriore vantaggio di non lasciare tracce riscontrabili a un esame medico. Fu messo a punto un vero e proprio manuale sull’interrogatorio basato sul modello delle 3 D : dependency, debility, dread (dipendenza, debilitazione, terrore). Il manuale fece scuola a tutti i conflitti successivi facendo diventare la tortura un metodo globale, usata quindi poi nella guerra del Vietnam (anni ’60) dai militari Usa, nella Grecia dei Colonnelli (anni ’60), nella Gran Bretagna impegnata contro i separatisti dell’Ira (anni ’70) fino ad arrivare alla Cambogia in cui, durante il regime di Pol Pot (1976- 1979), gli oppositori erano torturati con schegge di vetro o puntine di grammofono infilate sotto le unghie, picchiati con il guanto di ferro, la cui superficie esterna era ricoperta di chiodi. Oppure facendo stendere il prigioniero a terra con la faccia in su: 4 uomini gli tenevano ferme le spalle e la testa, e il collo gli veniva tirato, mentre un quinto uomo lo colpiva, sul collo, col calcio di una rivoltella o con una mazza fino a fargli uscire il sangue dalla bocca e dalle narici.
Molti erano ustionati con acqua bollente o con candele accese. Le camere della tortura argentine (1976-1983) e cilene (1973-1990), nelle quali si utilizzava molto l’elettricità, gli aguzzini collegavano la batteria di un’auto ai genitali o ai capezzoli delle vittime, costrette a continue docce gelate e minacciati di morte. I cadaveri venivano fatti sparire gettandoli nell’oceano dagli aerei. Nel 1999 gli squadroni di polizia del Paranà, in Brasile, a caccia dei capi del movimento dei “Senza terra”, torturarono un agricoltore brasiliano perchè sembrava potesse sapere chi erano i leader. Lo fecero inginocchiare, ammanettato, tentarono di affogarlo, di strangolarlo e lo percossero. Lo tolsero dei vestiti e minacciarono di violentarlo. Successivamente lo inginocchiarono davanti a un monte di sterco di vacca ancora caldo e avvicinandogli un coltello al collo, lo obbligarono a mangiare mezzo chilo di sterco. Non sapeva nulla.
Al giorno d’oggi rivediamo scene simili in Iraq, Siria, Stati Uniti.
In 104 Paesi (su 190, 1 su 2) si tortura per estorcere confessioni, punire criminali, imporre la discipline e la lotta contro il terrorismo non è la motivazione più frequente poichè in molti Stati (Cina, Russia, Paesi islamici) i diritti umani sono un optional.
fonte focus.it
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