ATTENZIONE IL VIDEO CONTIENE IMMAGINI FORTISSIME, ALTAMENTE SCONSIGLIATO. Il 29 aprile 2011 Hamza Alì Al Khatib è stato arrestato e il suo corpo è tornato alla famiglia il 25 maggio 2011, già in decomposizione, mostrando ferite di proiettile sulle braccia, tagli, occhi neri, lividi, una profonda bruciatura sul petto, contusioni, il collo rotto, segni compatibili con l’uso di strumenti […]
ATTENZIONE IL VIDEO CONTIENE IMMAGINI FORTISSIME, ALTAMENTE SCONSIGLIATO.
Il 29 aprile 2011 Hamza Alì Al Khatib è stato arrestato e il suo corpo è tornato alla famiglia il 25 maggio 2011, già in decomposizione, mostrando ferite di proiettile sulle braccia, tagli, occhi neri, lividi, una profonda bruciatura sul petto, contusioni, il collo rotto, segni compatibili con l’uso di strumenti per scosse elettriche e di frustate fatte con i cavi, evidenti segni di violenza sessuale e con i genitali tagliati: segni di tortura indicibili, persino la madre ha stentato a riconoscerlo.
Nato a Jeezah, nei pressi di Dar’à, la città simbolo della Rivolta della dignità siriana contro il regime di Bashar Assad, il 6 maggio 1998. Il 29 aprile 2009 ha cominciato a camminare insieme a parenti e amici per i 12 chilometri lungo la strada che porta da casa a Saida, una località dove il regime ha commesso una strage contro manifestanti inermi, procedendo poi con una campagna di arresti immotivati, che appunto hanno preso di mira anche bambini. Qui il piccolo Hamza è stato arrestato. La brutalità della sua uccisione, ha infiammato le proteste in tutta la Siria e ha smosso le coscienze di migliaia di siriani anche all’estero. L’uccisione di Hamza serviva per ammonire i siriani su cosa sarebbe accaduto ai loro figli se non avessero rinunciato alla rivolta; il messaggio del regime è quello di terrorizzare le famiglie, di punirle e di servire da esempio e da deterrente ai dimostranti, esattamente come succede con gli stupri di gruppo sulle donne. Insieme a Hamza sono scomparse altre 50 persone, 13 delle quali sono state rese e tutte erano state torturate. Il numero verificato delle persone detenute dopo le rivolte in Siria è di 2843, quello dei morti di 632. Il numero delle persone scomparse in carcere potrebbe eccedere le 8000. E’ stato diffuso in rete per la prima volta il video shock che mostra il corpo martoriato del bambino Hamza Alì Al Khatib, sequestrato, torturato e ucciso dalle milizie di bashar al assad nel 2011. Le immagini sono agghiaccianti, consigliate ad un pubblico di adulti. Ora il mondo può capire perché la madre, quando le hanno riportato il corpo esanime, ha detto loro: “No, questo non è mio figlio”. Sono passati tre anni da allora e la morte di questo innocente non deve essere dimenticata. I suoi carnefici sono liberi, la loro presenza è ancora legittimata dal resto del mondo. In questo lasso di tempo sono stati uccisi altri 12 mila Hamza. Questa la storia di un angelo, diventato simbolo dell’infanticidio siriano.
FONTE: diariodisiria.wordpress.com, Wikipedia, ilfattoquotidiano.it
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