Una suora del carcere la ricorda in questo modo: «Malgrado gli scarsi mezzi di cui disponevamo, preparava dei dolci gustosissimi, che nessuna detenuta però si azzardava a mangiare. Credevano che contenessero qualche sostanza magica.» Se siete interessati alla sua storia cliccate qui, perché questo articolo è dedicato esclusivamente alle sue memorie. Tratto da “Le confessioni […]
Una suora del carcere la ricorda in questo modo: «Malgrado gli scarsi mezzi di cui disponevamo, preparava dei dolci gustosissimi, che nessuna detenuta però si azzardava a mangiare. Credevano che contenessero qualche sostanza magica.»
Se siete interessati alla sua storia cliccate qui, perché questo articolo è dedicato esclusivamente alle sue memorie.
Tratto da “Le confessioni di un’anima amareggiata“:
« Ero una bambina debole e malaticcia, soffrivo di epilessia, ma i miei mi trattavano come un peso, non avevano per me le attenzioni che portavano agli altri figli. La mamma mi odiava perché non aveva desiderato la mia nascita. Ero una bambina infelice e desideravo morire. Cercai due volte di impiccarmi; una volta arrivarono in tempo a salvarmi e l’altra si spezzò la fune. La mamma mi fece capire che le dispiaceva di rivedermi viva. Una volta ingoiai due stecche del suo busto, sempre con l’intenzione di morire e mangiai dei cocci di vetro: non accadde nulla. »
Leonarda Cianciulli
« Non potevo sopportare la perdita di un altro figlio. Quasi ogni notte sognavo le piccole bare bianche, inghiottite una dopo l’altra dalla terra nera… per questo ho studiato magia, ho letto i libri che parlano di chiromanzia, astronomia, scongiuri, fatture, spiritismo: volevo apprendere tutto sui sortilegi per riuscire a neutralizzarli. »
Leonarda Cianciulli
« Gettai i pezzi nella pentola, aggiunsi sette chilogrammi di soda caustica, che avevo comprato per fare il sapone, e rimescolai il tutto finché il corpo sezionato si sciolse in una poltiglia scura e vischiosa con la quale riempii alcuni secchi e che vuotai in un vicino pozzo nero. Quanto al sangue del catino, aspettai che si coagulasse, lo feci seccare al forno lo macinai e lo mescolai con farina, zucchero, cioccolato, latte e uova, oltre a un poco di margarina, impastando il tutto. Feci una grande quantità di pasticcini croccanti e li servii alle signore che venivano in visita, ma ne mangiammo anche Giuseppe e io. »
Leonarda Cianciulli
« Finì nel pentolone, come le altre due (…); la sua carne era grassa e bianca, quando fu disciolta vi aggiunsi un flacone di colonia e, dopo una lunga bollitura, ne vennero fuori delle saponette cremose accettabili. Le diedi in omaggio a vicine e conoscenti. Anche i dolci furono migliori: quella donna era veramente dolce. »
Leonarda Cianciulli
« Non ho ucciso per odio o per avidità, ma solo per amore di madre. »
Leonarda Cianciulli
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