Andrej Romanovič Čikatilo (Jabločnoe, 16 ottobre 1936 – Novočerkassk, 14 febbraio 1994) è stato il più efferato serial killer moderno: Soprannominato il Mostro di Rostov, il Cittadino X, Lo squartatore rosso e Il Macellaio di Rostov, fu responsabile di 53 omicidi (accertati) di donne e bambini fra il 1978 ed il 1990. Nacque nel villaggio di Jabločnoe nel 1936: Ebbe un’infanzia drammaticamente […]
Andrej Romanovič Čikatilo (Jabločnoe, 16 ottobre 1936 – Novočerkassk, 14 febbraio 1994) è stato il più efferato serial killer moderno: Soprannominato il Mostro di Rostov, il Cittadino X, Lo squartatore rosso e Il Macellaio di Rostov, fu responsabile di 53 omicidi (accertati) di donne e bambini fra il 1978 ed il 1990.
Nacque nel villaggio di Jabločnoe nel 1936: Ebbe un’infanzia drammaticamente traumatica: In epoca Staliniana la Russia era oggetto di enormi tensioni sociali e carestie, Čikatilo assistette alla cannibalizzazione del fratello maggiore da parte dei vicini affamati. Fu inoltre testimone di devastanti bombardamenti tedeschi e di brutali esecuzioni di civili ad opera dei Nazisti. Gli analisti identificano queste tragedie vissute fortemente collegate agli omicidi e origine/oggetto della plasmazione psicotica di Čikatilo. Mentre suo padre era impegnato a combattere la guerra, Čikatilo viveva con la madre che lo picchiava quotidianamente per la sua incontinenza notturna.
La prima esperienza sessuale di Čikatilo avvenne a 18 anni quando aggredì l’amica 13enne della sorella e, nel contatto, le eiaculò in faccia. Questa prima molestia lo portò ad associare le pulsioni sessuali ad aggressioni violente. Čikatilo ebbe una vita sessuale praticamente inesistente, a causa della sua impotenza e chiusura caratteriale. Tra il 1960 e il 1977 fu sospettato di violenze sessuali nei confronti di studenti di Rostov, ma la carenza di prove e la disorganizzazione della polizia lo lasciò a piede libero.
Nel 22 dicembre1978 commise il suo primo omicidio accertato: Attirò una bambina di 9 anni in un vecchio casolare abbandonato per stuprarla ma, quando iniziò ad urlare, la pugnalò 35 volte. Mentre la uccideva eiaculò e da quel momento il suo unico modo per eccitarsi fu massacrare donne e bambini. Tra l’altro un uomo innocente, ritenuto colpevole dell’omicidio, fu giustiziato.
Čikatilo non uccise più fino al 1982. Quell’anno però uccise molte volte: Percorreva strade intorno a stazioni o scuole adescando bambini ed inducendoli ad allontanarsi. Il bosco più vicino diventava sistematicamente la scena per l’omicidio. Nell’estate del 1983 uccise 4 volte, 2 donne e 2 bambini. Con ogni vittima Čikatilo tentava di avere rapporti sessuali, ma essendo incapace di avere un’erezione, veniva mosso da una furia omicida. Con l’aumentare del numero delle vittime, la gente iniziò ad alimentare la superstizione. Si vociferava di cannibali dall’estremo oriente, di spiriti diabolici addirittura di Lucifero in persona. Il responsabile era in realtà un loro concittadino.
Venne costituito un reparto speciale appositamente per questa serie di misteriosi omicidi, furono indagati tutti i malati di mente e rei di crimini sessuali dell’area. In molti confessarono gli omicidi, dopo però brutali torture, uno dei sospetti si suicidò nella propria cella. Nel 1984 furono commessi altri quindici omicidi, il macellaio di Roscov doveva essere un incensurato. La polizia aumentò il numero di pattuglie ed agenti in borghese alle principali scuole dove, ad una di queste, Čikatilo venne trovato ad agire in modo sospetto e quindi arrestato. Venne condannato ad un anno di carcere per tutt’altro, un piccolo furto. Non emersero prove sufficienti per incriminarlo degli omicidi: Venne infatti scartato dalla lista dei sospetti a causa del suo gruppo sanguigno, diverso da quello dei campioni di sperma prelevati sulle scene del crimine. Il medico legale affermò che Čikatilo doveva essere un individuo unico, nel quale il tipo di sangue differiva se analizzato in un campione ematico ed in un campione di liquido seminale. La comunità scentifica ritenne questa teoria logicament impossibile, e pensò più a dei campioni che vennerò mischiati erroneamente. In seguito però, la teoria del medico legale si dimostrò corretta: Dopo il definitivo arresto di Čikatilo, si scoprì che tale anomalia fra i valori ematici e i fluidi corporei era autentica.
Anche dopo l’incidente però, la polizia non aveva sufficienti prove per l’arresto. Čikatilo allora fu messo sotto stretta sorveglianza, seguito e filmato da 20 agenti in borghese. Il 20 novembre 1990, Čikatilo lasciò la sua casa con un contenitore da 300 ml di birra. Čikatilo girò per tutta la città con il contenitore, tentando di avvicinare i bambini che incontrava sulla sua strada. Alla fine entrò in un bar dove comprò la birra, lasciando alla polizia l’interrogativo sul motivo che lo spinse a camminare per ore solo per comprare 300 ml di birra. L’insistenza con la quale tentava di avvicinare bambini, convinse la polizia ad arrestarlo quando uscì dal bar. La polizia aveva 10 giorni per accusarlo o lasciarlo libero. A seguito dell’arresto, la polizia fece emergere un’altra prova a carico di Čikatilo: una delle sue vittime era un sedicenne fisicamente molto forte (anche se mentalmente instabile). Sulla scena del crimine furono trovati molti segni di lotta fra la vittima ed il suo carnefice ed una delle dita di Čikatilo aveva una ferita recente, un osso rotto da un morso umano, che lui non aveva fatto curare.
La strategia usata per farlo confessare fu alquanto insolita: una delle persone che lo interrogava prese a raccontargli che tutti ritenevano che il serial killer dovesse essere un uomo molto malato e che avesse scelto di inviare le sue richieste di aiuto uccidendo. Questo diede a Čikatilo la speranza che, confessando, in caso di processo, avrebbe potuto invocare l’infermità mentale. Infine uno psichiatra fu mandato ad “aiutarlo”. Questi risultò molto simpatico al prigioniero e, dopo una lunga conversazione, si ebbe la confessione. Da sola questa però non era sufficiente e Čikatilo si offrì di fornire le prove, dando alla polizia la possibilità di processarlo. Fra il 30 novembre ed il 5 dicembre, confessò 56 omicidi; tre delle vittime furono impossibili da identificare perché vennero seppellite e si trovavano in avanzato stato di decomposizione. Non venne, quindi, accusato di questi omicidi. Il numero di crimini commessi sconvolse la polizia, che aveva fermato il conteggio solo a 36: alcuni non vennero collegati a lui perché avvenuti troppo lontani dai territori dove Čikatilo agiva, mentre altri non gli furono imputati perché si rese necessario l’intervento dell’omicida per recuperare i cadaveri.
Precauzioni speciali furono necessarie durante la prigionia di Čikatilo. I crimini violenti a sfondo sessuale, soprattutto contro i bambini, erano un tabù in Russia. I prigionieri accusati di questi reati erano “degradati” (опущены) allo stato di “intoccabili” (опущенный), abusati, ed a volte uccisi dai propri compagni di cella. Il problema maggiore fu che alcuni parenti delle vittime di Čikatilo lavoravano nelle prigioni e la probabilità di un’esecuzione da parte loro del prigioniero, prima del processo, era molto alta. Mentre era in cella, Čikatilo era sotto stretta sorveglianza video. Sebbene a volte si comportasse in modo bizzarro davanti agli investigatori, il suo comportamento nella cella (dove pensava che nessuno guardasse) era assolutamente normale. Mangiava e dormiva senza problemi, faceva ginnastica ogni mattina e leggeva molti libri e giornali.
Dedicava molto tempo anche a scrivere lettere di lamentela alla sua famiglia, ad ufficiali del governo e ai mass media. Scrivere divenne la sua passione. Quando lavorava come maestro, stilava articoli per un giornale locale, i quali trattavano principalmente di questioni etiche e moralità. Čikatilo spesso scriveva lettere anonime ad ufficiali del governo circa l’operato dei suoi supervisori e dei suoi colleghi di lavoro, che accusava di trattarlo male e di privarlo della necessaria libertà per implementare le proprie idee nel posto di lavoro. Mentre era in cella, venuto a conoscenza di un concorso indetto da un popolare giornale per eleggere “l’investigatore dell’anno”, vi si iscrisse, candidando le proprie indagini per il premio.
Fu processato il 4 aprile 1992. Nonostante il suo comportamento irriverente nell’aula, fu giudicato sano di mente. Durante il processo fu tenuto, come reso celebre dalle immagini circolate in seguito, in una gabbia al centro dell’aula. Questa fu costruita per proteggerlo dai parenti delle vittime i quali, in un’atmosfera surreale, continuarono ad urlare minacce ed insulti a Čikatilo, chiedendo alle autorità di rilasciarlo e in modo che potessero procedere in autonomia alla sua esecuzione. Molti di loro svennero quando furono nominati i loro parenti e le guardie dovettero sedare numerose risse. Il processo terminò a luglio e la sentenza fu posticipata al 15 ottobre, quando venne dichiarato colpevole di 52 dei 53 omicidi di cui era accusato e venne condannato a morte per ognuno dei crimini commessi. Quando fu possibile per lui parlare, Čikatilo delirò accusando il regime, alcuni leader politici, la sua impotenza (anche togliendosi i pantaloni), e difendendosi citando la famosa carestia che colpì l’Ucraina negli anni trenta (questa avvenne nel 1932-33, mentre lui nacque nel 1936).
In alcuni momenti si fregiò di aver fatto un favore alla società depurandola da persone inutili (molte delle sue vittime erano prostitute, alcolisti, ragazzi scappati di casa o semplici giovani con problemi). La condanna a morte fu eseguita, con un colpo alla nuca, nella prigione di Rostov il 14 febbraio 1994, dopo che il presidente russo Boris El’cinrifiutò un ultimo appello di Čikatilo alla clemenza.
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