Daniel Camargo Barbosa detto il Mostro di Los Manglares è, insieme a Luis Alfredo Garavito e Pedro Alonso Lopez, uno dei serial killer più spietati dell’America Latina. Nasce nel 1936 in un villaggio rurale ai piedi delle Ande, tuttavia ad allevarlo non sarà la madre, presto vittima di una precoce morte. Daniel cresce insieme al […]
Daniel Camargo Barbosa detto il Mostro di Los Manglares è, insieme a Luis Alfredo Garavito e Pedro Alonso Lopez, uno dei serial killer più spietati dell’America Latina.
Nasce nel 1936 in un villaggio rurale ai piedi delle Ande, tuttavia ad allevarlo non sarà la madre, presto vittima di una precoce morte. Daniel cresce insieme al padre violento e alla compagna di lui, segnata da disfunzioni mentali e dal profondo desiderio – mai realizzato – di avere una figlia. La donna sa bene di non poter procreare ma non per questo al sogno di una figlia femmina.
Siamo negli anni ’40 in uno sperduto villaggio sudamericano e la medicina non è di grande aiuto. L’unico modo per avere una figlia è Daniel. La matrigna comincia a trattarlo e a vestirlo come una bambina, non solo nell’intimità casalinga ma anche in pubblico, a scuola. Il piccolo diventa un fenomeno da baraccone, la preda perfetta per gli insulti e le offese dei coetanei, ma anche degli adulti.
È in questo periodo che Daniel sviluppa un estremo odio nei confronti delle donne, rappresentate nella sua giovane mente dalla compagna del padre, responsabile del trauma infantile che non lo abbandonerà mai.
La famiglia Barbosa si trasferisce a Bogotà, nella capitale colombiana, dove finalmente il ragazzo ha la possibilità di sfogare la sua sete di cultura: Daniel ha un quoziente intellettivo sopra la media, legge e studia molto, ottiene ottimi voti a scuola. Una favola presto interrotta dal padre: l’uomo costringe il figlio ad abbandonare gli studi per aiutare economicamente la famiglia.
A questo punto, le speranze alimentate dall’istruzione si interrompono bruscamente e Daniel comincia una serie di umili lavori. Conosce Alcira Castillo, con la quale andrà a vivere e avrà due figli. Nonostante l’emancipazione dalla sua famiglia d’origine, Barbosa comincia a mostrare i sintomi dell’insoddisfazione: una mente come la sua non può limitarsi ad una vita mediocre, a proseguire quell’esistenza vuota, senza stimoli né ricchezza culturale già vissuta a causa del padre e della sua perfida compagna.
Nonostante il suo aspetto insignificante, Barbosa riesce presto a conquistare le attenzioni di Esperanza, una donna talmente invaghita da soddisfare qualunque desiderio del suo amato. Paradossalmente, tali desideri non riguardano lei: Daniel confessa di voler deflorare una donna, di essere il primo a portar via la verginità di un’innocente creatura.
Esperanza comprende la forza simbolica della sua ambizione e dunque decide di aiutarlo. Con una scusa attrae a sé una bambina di 9 anni e la conduce dall’amante: Daniel non è più innocente, è uno stupratore e un pedofilo. In ogni caso, la bambina ha la forza di rialzarsi e di denunciare l’accaduto. Daniel e la sua compagna finiscono dietro le sbarre.
Dopo otto anni di reclusione, Barbosa riconquista la libertà ma da quelle mura uscirà con un sentimento di odio e vendetta. Lui non ha fatto nulla di male, lui è la vera vittima.
Presto lo stupratore pedofilo diventa anche assassino. È il maggio 1974 quando il corpo di una bambina di 9 anni viene ritrovato in una zona appartata della città, accanto a lei diversi oggetti appartenenti a quello che sembra essere un venditore ambulante: è Daniel Camargo Barbosa.
Viene arrestato, condannato a 25 anni e spedito nel più temuto carcere della Colombia, il Gorgona, situato su un’isola circondata da acque infestate da squali e da una fitta foresta abitata da ogni tipo di animale dal morso fatale. Il trattamento qui riservato ai detenuti è duro fino al punto di riprodurre sui criminali le sofferenze che loro stessi hanno inflitto alle vittime.
Da Gorgona è impossibile evadere, ma Daniel ci riesce. Non sfrutta un’occasione casuale, al contrario studia gli orari e gli spostamenti delle guardie, le correnti marine, i racconti dei precedenti tentativi di evasione – tutti falliti – da quello che è stato definito l’inferno in terra. Barbosa sparisce dal carcere e viene dato per morto.
È il 1984 quando in Ecuador, nella città di Guayaquil cominciano a sparire decine di bambine. Tutte vengono ritrovate nella fitta vegetazione che circonda il luogo: stuprate, picchiate, decapitate e amputate. In un periodo relativamente breve salgono ad oltre cinquanta le scomparse, le violenze e gli omicidi ai danni di bambine nella città, ma il resto del paese non rimane immune da quello che ormai appare essere a tutti gli effetti un serial killer.
Inutile dire che dopo la sua incredibile evasione Barbosa abbia deciso di scappare in Ecuador, in particolare a Guayaquil. Con le autorità in pieno stato di allerta, Daniel – ormai ridotto ad essere un vagabondo – crede sia meglio trovare un altro posto dove procacciare le sue vittime. Quale città se non Quito, capitale dell’Ecuador pullulante di abitanti e soprattutto di bambine pure e innocenti.
Cambia solo lo sfondo, il copione è sempre lo stesso. Approfittando del suo aspetto innocuo, dello stato di indigenza e della pietà che inevitabilmente causa a chiunque lo incontri, il serial killer con facilità riesce ad adescare altre decine di bambine che, convinte di offrire il loro aiuto ad una persona bisognosa, si ritrovano tra le mani dello spietato assassino seriale.
A questo punto l’allarme tocca l’intero Ecuador e la sua capitale si riempie di agenti di polizia che fermano e perquisiscono chiunque desti il minimo sospetto. Un giorno di febbraio, nel 1986, dei poliziotti notano un uomo che vaga in stato confusionale, ha un aspetto terribile e può rappresentare quantomeno un fastidio per i cittadini. Con lui ha un borsone: è pieno di indumenti e oggetti insanguinati. La sua ultima vittima è Elizabeth Telpes, 10 anni.
Rinchiuso nel carcere di Quito, Daniel Camargo Barbosa non mostra alcun segno di pentimento. Nel 1994 viene assassinato all’interno del carcere dal cugino di una delle 71 vittime accertate.
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