È il 22 marzo 1999 quando una donna completamente nuda, con il corpo dilaniato e vestita esclusivamente di un collare di ferro, raggiunge gli agenti di polizia in servizio per le strade di Elephant Butte, nel New Mexico (Stati Uniti). La donna ha il volto del terrore, nonostante ciò riesce a raccontare agli agenti la […]
È il 22 marzo 1999 quando una donna completamente nuda, con il corpo dilaniato e vestita esclusivamente di un collare di ferro, raggiunge gli agenti di polizia in servizio per le strade di Elephant Butte, nel New Mexico (Stati Uniti). La donna ha il volto del terrore, nonostante ciò riesce a raccontare agli agenti la sua avventura durata tre giorni, durante i quali è stata sequestrata, legata ad una tavola all’interno di una roulotte in una strada sperduta della città, dunque torturata brutalmente da un uomo con i baffi.
Grazie alla testimonianza di Cynthia Vigil, la polizia raggiunge in breve tempo il carnefice, quello che si rivelerà essere uno dei serial killer americani più spietati della storia moderna.
David Ray Parker nasce nel 1939 a Belen, New Mexico, da una madre che non vedrà quasi mai. Cresce insieme al nonno, ma ciò non impedisce al padre di andare a trovare il suo amato David di tanto in tanto, giusto il tempo per abusare di lui ancora una volta.
Con una situazione del genere in casa, nell’ambiente scolastico non può andare meglio. Il suo aspetto di teenager piacente non è in grado di assicurargli un buon rapporto con i coetanei, che al contrario lo prendono di mira per la sua eccessiva timidezza, soprattutto nei confronti delle ragazze. È in questo periodo – come poi testimoniato dalla sorella – che David comincia a sviluppare una bizzarra passione: fa disegni strani, ritrae atti di violenza e poi colleziona foto di pratiche bondage.
A risentirne del caos materiale e mentale della vita di David sono anche le prestazioni scolastiche, una serie di infinite D mina il terreno della sua istruzione, tuttavia riesce ad ottenere uno stentato diploma. A questo punto il giovane comincia a lavorare come meccanico, si arruola nell’esercito e qui svolge compiti legati alle competenze acquisite da civile.
A questo punto della storia, David Ray Parker è ancora un cittadino onesto, con un lavoro e nessun precedente a sporcargli la fedina penale. Ma il fatto che nessuno lo abbia beccato non vuol dire che il tipo sia realmente a posto.
Tornando all’arresto, i racconti minuziosi di Cynthia Vigil condurranno presto a quella roulotte in cui il suo carnefice viveva e giocava. Sì, perché – come racconterà senza rimorsi il serial killer “non certificato” – quella è la sua stanza dei giochi, dove si sospetta che almeno 60 donne abbiano subito le agghiaccianti sevizie del timido David.
COSA ACCADEVA NELLA STANZA DEI GIOCHI?
Le donne adescate e poi sequestrate da David venivano legate ad un lettino da ambulatorio medico, acquistato appositamente per i giochi sadici, e venivano torturate attraverso l’uso di vari strumenti – definiti amici dal serial killer – tra cui fruste, catene, carrucole, cinghie, morsetti, divaricatori, seghe e lame per uso chirurgico: per costruire accuratamente la sua stanza dei giochi, Parker spese nella sua lunga “carriera” oltre 100mila dollari. Affinché le sue vittime potessero osservare ogni singola tortura ricevuta, l’uomo applicò al soffitto un ampio specchio.
LE COMPLICI, LA CONFESSIONE
Ad aggravare questa storia già tristemente crudele sono le complici dell’assassino seriale. In contemporanea al suo arresto avveniva infatti quello di Cindy Hendy, fidanzata di David. Fu suo l’errore che condusse alla fuga dell’ultima vittima quel giorno di marzo, quando dimenticò sul tavolo il mazzo di chiavi delle varie serrature del covo. Quando Hendy si rese conto del tentativo di fuga, aggredì la vittima che tuttavia riuscì a difendersi grazie ad una delle armi servite alla sua stessa tortura: pugnalò la complice del killer e si mise alla ricerca di soccorsi nonostante le pessime condizioni in cui si trovasse.
Dagli interrogatori – affrontanti dalla coppia con il sorriso sulle labbra – emerge una seconda complice. Si tratta di Jesse Ray, figlia dell’assassino.
Nonostante l’imputato stesso abbia confessato di aver torturato e ucciso oltre 60 donne, la legge del New Mexico restringe la condanna per omicidio solo in presenza dei resti delle vittime, in questo caso mai ritrovati. Per questo motivo Parker non verrà mai condannato per gli omicidi commessi, ma solo per le violenze sessuali e le torture. Muore nel 2002 in carcere a causa di un infarto, poco prima della sentenza definitiva.
FONTI: Department of Psychology – Radford University
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