Che la storia ufficiale non sia sempre sinonimo di verità è risaputo. A dimostrarlo vi sarebbero anche le ultime rivelazioni dell’Ufficio federale di investigazione degli Stati Uniti, meglio noto come FBI, i cui archivi recentemente portati alla luce testimonierebbero una realtà ben più fastidiosa di quella che siamo abituati a leggere nei libri. La verità […]
Che la storia ufficiale non sia sempre sinonimo di verità è risaputo. A dimostrarlo vi sarebbero anche le ultime rivelazioni dell’Ufficio federale di investigazione degli Stati Uniti, meglio noto come FBI, i cui archivi recentemente portati alla luce testimonierebbero una realtà ben più fastidiosa di quella che siamo abituati a leggere nei libri.
La verità sul destino di Adolf Hitler
Secondo i manuali di storia, il sanguinario Hitler sarebbe morto insieme a sua moglie Eva Braun il 30 aprile 1945 in un bunker di Berlino. I due coniugi avrebbero deciso di suicidarsi e dunque di far bruciare i loro cadaveri al fine di evitare lo stesso destino toccato all’alleato Benito Mussolini, giustiziato e appeso a testa in giù a Piazzale Loreto.
Recentemente, però, in seguito alla declassificazione di alcuni documenti da parte della FBI siamo venuti a conoscenza di un finale ben diverso da quello fino ad oggi raccontato. Il dittatore tedesco – responsabile della morte di circa 15 milioni di persone – sarebbe riuscito a scappare in Argentina dove, grazie alla complicità del Governo dell’epoca, avrebbe vissuto tranquillamente fino alla sua morte in una graziosa villa ai piedi delle Ande.
In seguito alla pubblicazione degli scottanti documenti è stata inoltre ripresa una testimonianza fino ad oggi ritenuta poco attendibile, cioè quella dell’architetto Alejandro Bustillo, il quale rivelò di aver realizzato una splendida villa in stile bavarese appositamente ideata per ospitare Adolf Hitler e consorte.
Ad unirsi a questa serie di rivelazioni si aggiunge l’analisi del DNA condotta nel 2009 su quello che i sovietici dicevano essere una porzione del cranio del dittatore, ma che tuttavia gli esami smentirono categoricamente.
Non meno importante nella ricerca della verità è la testimonianza di un informatore statunitense, che nello stesso 1945 dichiarò di aver assistito in prima persona all’arrivo di due sottomarini tedeschi nella terra sudamericana.
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