In una cupa stanza del Castello della famiglia Longhi a Fumone si custodisce da circa 2 secoli un “reperto” speciale: Un bambino. Si tratta del Marchesino Francesco Longhi, morto in circostanze misteriose nel XIX secolo all’età di soli 5 anni. Si trova all’interno di una teca di vetro a sua volta chiusa in un antico armadio ligneo. La […]
In una cupa stanza del Castello della famiglia Longhi a Fumone si custodisce da circa 2 secoli un “reperto” speciale: Un bambino. Si tratta del Marchesino Francesco Longhi, morto in circostanze misteriose nel XIX secolo all’età di soli 5 anni.
Si trova all’interno di una teca di vetro a sua volta chiusa in un antico armadio ligneo. La visione d’insieme che se ne ricava è senza dubbio macabra e disturbante, ma anche tenera: Il bambino, vestito con gli abiti dell’epoca e con il volto completamente ricoperto di cera, sembra dormire sereno e tranquillo circondato da alcuni dei suoi giocattoli preferiti. Una sorta di microcosmo puerile e fanciullesco non soggetto al tempo.
La preziosa reliquia cela in realtà una storia triste, mai veramente chiarita e dai contorni sconcertanti:
Francesco era l’adorato ottavo figlio della Marchesa Emilia Caetani Longhi ed essendo l’unico maschio dopo ben sette sorelle era anche, di diritto, l’unico erede della fortuna di famiglia, un dato di fatto pare mal digerito dalle nobili sorelle. Così dice un’antico diario di famiglia senza alcuna firma.
Accettare di buon grado che ogni ricchezza finisse nelle mani del maschio cadetto ed essere oggetto di matrimoni combinati con qualche sgradito rampollo dell’alta società?’
Esisteva una via più sbrigativa, benchè terribile.
Successe che un freddo giorno di novembre il bambino iniziò a star male, ad accusare improvvisi ed inspiegabili dolori addominali atroci l bambino morì in meno di una settimana, nella sua bava mista a sangue, fra le braccia della genitrice. Cosa è realmente successo successo al Marchesino?
Senza poter escludere che egli si sia spento per una malattia non diagnosticabile all’epoca a causa del referto approssimativo del medico legale dell’epoca, appare plausibile la tesi del fratricidio da parte delle proprie sorelle per motivi di interesse. Fattore determinante che verifica tale ipotesi risiede nel passato di una di esse, Anna, che cerco di assassinare un fidanzato imposto con minuti pezzi di vetro in selvaggina arrosto.
Emilia Caetani, la madre, non si rassegnò mai alla scomparsa prematura del figlio e lo fece imbalsamare per tenerlo sempre accanto a sé; per il resto dei suoi giorni continuò a vestirlo e a spogliarlo, a parlargli, a farlo giocare e a trattarlo come se fosse ancora vivo. La mano destra del bambino risulta infatti essere corrosa dalle lacrime della madre che gli pianse accanto per diverse decadi.
Ma non finisce qui…
Il Castello di Fumone ha un’attività paranormale documentata: Una nobildonna che singhiozza e un bambino candido che gioca con pietre vulcaniche. Perfino alcuni visitatori giurano di vedere il bambino imbalsamato compiere piccoli movimenti e cambi di espressione, quasi impercettibili. Ovviamente tutto ciò, per gli esperti, è riconducibile a fattori climatico/ambientali di umidità, calore e pressione e, soprattutto, all’auto-suggestione dei visitatori.
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