Chi di noi almeno una volta non ha pensato alla scelta da fare una volta morti: cremati o sepolti? E perché non tener conto di una terza opzione: donare il proprio corpo alla scienza. Donare organi alle persone che ne hanno bisogno per sopravvivere, o donare un corpo intatto al laboratorio di anatomia di una […]
Chi di noi almeno una volta non ha pensato alla scelta da fare una volta morti: cremati o sepolti? E perché non tener conto di una terza opzione: donare il proprio corpo alla scienza. Donare organi alle persone che ne hanno bisogno per sopravvivere, o donare un corpo intatto al laboratorio di anatomia di una scuola medica. Ma c’è ancora un’altra possibilità, meno tradizionale, che sembra stia prendendo piede negli USA: la Body Farm (Allevamento dei corpi).
In queste strutture, i corpi donati sono messi all’aperto, esposti ai fenomeni meteorologici e all’azione degli insetti. I ricercatori mirano a determinare la natura e le fasi dei cambiamenti post-mortem. Studiano come questi cambiamenti avvengano in diversi climi (Tennessee vs. Texas, per esempio) e le relazioni che ci sono fra le differenze come il sesso, la storia individuale del proprio sviluppo e la storia della popolazione o dei suoi antenati.
Da ricerche di questo tipo beneficiano direttamente le forze dell’ordine. I corpi sono lasciati non sepolti, parzialmente sepolti, immersi nell’acqua o dentro una macchina, simulando tutte le possibili scene del crimine. Dopo quanti giorni dopo la morte il copro comincia ad essere infestato da insetti e parassiti?
L’anno scorso, sulla rivista “Clinical Anatomy”, i ricercatori Natalie R. Shirley, Rebecca J. Wilson e Lea Meadows Jantz hanno pubblicato un articolo sull’uso dei cadaveri nell’Università del Tenessee. Per leggerlo (e guardare le foto) occorre uno stomaco forte. Gli autori illustrano vividamente i cinque stati della decomposizione: corpo fresco, scolorimento, rigonfiamento, scheletrizzazione iniziale e scheletrizzazione avanzata. Gli effetti dell’invasione del corpo da mosconi, coleotteri e un insieme di altri micro-animali.
I ricercatori delle Body Farm svolgono anche analisi della biologia scheletrica usando statistiche ottenute dai database nazionali delle attivià forensi. Nella rivista “The Journal of Forensic Sciences”, i ricercatori M. Katherine Spradley e Richard L. Jantz hanno pubblicato nel 2011 “Valutazione del sesso nell’antropologia forsense: il teschio vs. elementi post-cranici”. Il testo fa capire che, contrariamente a come si potrebbe pensare, per valutare il sesso di uno scheletro maschile o femminile, sono da valutare le ossa post-craniche invece che il teschio. Il bacino rimane il miglior indicatore del sesso biologico, è importante conoscere quali ossa sono da analizzare quando un bacino intatto non è disponibile.
E’ il lavoro sui cadaveri che comunque attira più attenzione. Gli attuali studi dell’Università del Tenessee, tra varie cose, valutano gli effetti degli stadi di decomposizione dei corpi, se gli isotopi stabili si cerca di risalire alle origini geografiche della persona.
FONTE: www.lameteora.it
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