Abbiamo già parlato della storia criminale di Sweeney Todd, il barbiere di Fleet Street che al taglio di barba e capelli preferiva quello delle gole, e al compenso in denaro per la sua prestazione prediligeva quello in natura – con la carne umana che andava a farcire deliziosi tortini preparati dalla moglie. Anche l’Italia potrebbe […]
Abbiamo già parlato della storia criminale di Sweeney Todd, il barbiere di Fleet Street che al taglio di barba e capelli preferiva quello delle gole, e al compenso in denaro per la sua prestazione prediligeva quello in natura – con la carne umana che andava a farcire deliziosi tortini preparati dalla moglie.
Anche l’Italia potrebbe avere il suo Sweeney Todd, rappresentato dal nome meno romantico e più nostrano di Giorgio Orsolano. Nato nel 1803 a San Giorgio Canavese (comune che attualmente conta meno di 3.000 abitanti), già da ragazzino mostrava i primi sintomi dei suoi squilibri psichici tanto da essere spedito sotto la guida di un prete.
La rigidità dell’ambiente religioso tuttavia servì a ben poco e Giorgio venne presto riconsegnato alla sua famiglia. Nel suo paese trovò un lavoro che però frequentava di rado, preferendo a quest’ultimo le locande in cui beveva, trascorrendo così le sue giornate.
Nel 1823 Orsolano commise i primi reati: il furto di oggetti vari dalle chiese della zona, il sequestro e il tentato stupro di una sedicenne. Individuato l’autore dei crimini, le autorità condannarono il 20enne a 8 anni di reclusione.
L’esperienza del carcere sembrava aver sortito il suo effetto. Una volta libero, l’uomo conobbe una donna, ebbe una figlia e la sposò, inoltre aprì una bottega in cui produceva e rivendeva salsicce. Ma presto il piccolo centro in provincia di Torino si trovò nuovamente di fronte ai crimini di Giorgio, questa volta ancor più efferati.
Nei primi mesi del 1833 violentò e uccise una bambina di 9 anni; stessa sorte toccata a una bambina di 10 anni caduta tra le mani dell’assassino. Le indagini delle autorità non furono molto approfondite: i corpi non vennero mai ritrovati e dunque la responsabilità fu attributa ai lupi che in quel periodo infestavano l’area di San Giorgio.
La svolta arrivò nel 1835, quando Orsolano – poi rinominato la iena di San Giorgio – riuscì a portare una ragazzina di 14 anni nella sua abitazione, dove la violentò, la uccise e mutilò il cadavere mai ritrovato. L’adescamento avvenne in piazza e diversi testimoni ricordarono i tratti dell’uomo che portò via la vittima.
Giorgio Orsolano venne condannato alla pena di morte e impiccato il 17 marzo 1835.
Nonostante la versione più comune della storia vuole che le vittime siano state gettate nel fiume, la totale mancanza di tracce durante le indagini dell’epoca apre la strada ad un’altra ipotesi decisamente più raccapricciante: i corpi delle piccole sarebbero stati utilizzati dal killer per produrre le salsicce che vendeva nel suo negozio.
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