La prima bambola gonfiabile della storia sarebbe stata voluta nientedimeno che da Adolf Hitler. Avrebbe dovuto essere inclusa nella dotazione delle truppe di stanza all’estero, per poter prevenire i contatti con le prostitute locali e quindi il diffondersi di malattie veneree con relativo inquinamento della razza ariana. Il progetto segreto, denomiato Borghild, era seguito addirittura da […]
La prima bambola gonfiabile della storia sarebbe stata voluta nientedimeno che da Adolf Hitler. Avrebbe dovuto essere inclusa nella dotazione delle truppe di stanza all’estero, per poter prevenire i contatti con le prostitute locali e quindi il diffondersi di malattie veneree con relativo inquinamento della razza ariana.
Il progetto segreto, denomiato Borghild, era seguito addirittura da Himmler, che avrebbe contattato nel 1941 un dottore danese, Olen Hannussen, per costruire la bambola.
Secondo questa storia, lo stesso Himmler disse:
« Il pericolo più grande a Parigi sono la diffusione e la presenza incontrollata di prostitute, che adescano clienti in bar, sale da ballo e altri posti. È nostro dovere impedire ai soldati di rischiare la salute per il piacere di una rapida avventura »
Le sue fattezze dovevano rispecchiare dei canoni ben precisi: “di grandezza naturale, doveva somigliare a una bella donna di pelle bianca, capelli biondi, dolci occhi azzurri, alta 1,76, labbra e seni giganti, gambe, braccia e testa articolate e un ben disegnato ombelico”. Fu proposta come modella L’attrice ungherese Kathe von Nagy, ma rifiutò, così si optò per delle sembianze più neutre. Sfortunatamente, una bomba degli Alleati distrusse la fabbrica di Dresda dove si stava svolgendo la produzione, e il progetto Borghild venne abbandonato.
Le bambole sessuali esistevano centinaia di anni prima del governo del Führer, infatti esse furono usate già nel 1600. Note come dames de voyage, queste bambole di cotone e stoffa venivano usate dai marinai francesi e spagnoli durante i lunghi viaggi in mare.
- Due giornalisti tedeschi, Rochus Wolff e Jens Baumeister, hanno ricostruito, indipendentemente l’uno dall’altro, il percorso filologico di questa leggenda. Il primo giornale a riportare la notizia fu Bildm, il quale riporta come unica fonte il sito borghild.de, gestito da Norbert Lenz. Analizzando dettagliatamente il sito riportato, i due giornalisti hanno scoperto che la documentazione era inaccurata, e le foto erano delle costruzioni di fantasia.
Fonte: Bizzarro Bazar, Wikipedia
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