Il massacro del Circeo è un fatto di cronaca nera avvenuto sul litorale pontino, nella zona del Circeo, il 29 settembre 1975. Due amiche, Donatella Colasanti (1958-2005) di 17 anni e Rosaria Lopez (1956-1975) di 19 anni, furono invitate ad una festa da Gianni Guido, Angelo Izzo e Andrea Ghira in una villa di proprietà della […]
Il massacro del Circeo è un fatto di cronaca nera avvenuto sul litorale pontino, nella zona del Circeo, il 29 settembre 1975.
Due amiche, Donatella Colasanti (1958-2005) di 17 anni e Rosaria Lopez (1956-1975) di 19 anni, furono invitate ad una festa da Gianni Guido, Angelo Izzo e Andrea Ghira in una villa di proprietà della famiglia di quest’ultimo, sita sul promontorio del Circeo.
I quattro ragazzi si erano conosciuti pochi giorni prima grazie ad un amico in comune, di seguito i ragazzi avevano trascorso un piacevole pomeriggio in un famoso bar dell’Eur. In seguito a questo primo appuntamento, innocuo e gradevole, Izzo e Guido avevano proposto a Donatella e Rosaria, e ad un’altra amica, che all’ultimo non si unì alla comitiva, di incontrarsi di lì a qualche giorno per “una festa a casa di un amico” a Lavinio, frazione di Anzio. Una volta giunte a destinazione intorno alle sei e venti di sera, i giovani iniziarono a chiacchierare ed ascoltare musica, poi, all’improvviso, tutto si trasformò in un incubo: le due ragazze furono violentate, seviziate e massacrate per un giorno e una notte. I tre diedero sfogo ad un odio feroce contro le donne ed il ceto meno abbiente. Ad un certo punto, Guido rientrò a Roma per non mancare alla cena con i propri familiari ma subito dopo ripartì per il Circeo per riunirsi ai suoi amici aguzzini. Entrambe vennero drogate. Rosaria Lopez fu portata in un bagno della villa, dove fu picchiata ed annegata nella vasca da bagno. Dopo i tre tentarono di strangolare con una cintura la Colasanti e la colpirono selvaggiamente. In un momento di disattenzione dei due aguzzini, Donatella riuscì a raggiungere un telefono e cercò di chiedere aiuto ma fu scoperta e colpita con una spranga di ferro e, crollata a terra, a quel punto si finse morta. Credendole entrambe morte i tre le rinchiusero nel bagagliaio di una Fiat 127 bianca intestata al padre di Gianni Guido, Raffaele. La Colasanti riferì che, durante il viaggio di ritorno, i ragazzi ridevano allegramente ed ascoltavano musica, ripetendo “Zitti che a bordo ci sono due morte” e “Come dormono bene queste“.
Dopo essere arrivati vicino a casa di Guido decisero di andare a cenare in un ristorante, lasciarono la Fiat 127 con le due ragazze che credevano morte in un parcheggio, probabilmente intenzionati a disfarsi dei cadaveri più tardi.
Donatella Colasanti, sopravvissuta per miracolo e in preda a shock, approfittò dell’assenza dei ragazzi per richiamare l’attenzione gridando e fortunatamente le sue urla furono sentite da un metronotte, in servizio, alle h. 22:50 ..
Izzo e Guido furono arrestati entro poche ore (è nota una foto d’archivio in cui Izzo esibisce spavaldamente le manette ai polsi, sorridendo)
Ghira, grazie a una soffiata, non fu mai catturato, anche se il mattino dopo i Carabinieri scoprirono la madre ed il fratello del giovane nei pressi dell’abitazione del Circeo, e sospettarono che Andrea li avesse avvertiti e avesse chiesto aiuto per far sparire eventuali tracce. Alcuni mesi dopo Ghira scrisse agli amici Izzo e Guido in carcere, assicurando loro che sarebbero usciti presto “per buona condotta” e minacciando di uccidere la Colasanti, perché non testimoniasse contro di loro . La Colasanti fu ricoverata in ospedale con ferite gravi e frattura del naso, guaribili in più di trenta giorni, e gravissimi danni psicologici da cui non si riprese mai completamente.
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