Il massacro di Nanchino, conosciuto anche come stupro di Nanchino, è stato un insieme di crimini di guerra perpetrati dall’esercito giapponese a Nanchino, all’inizio della seconda guerra cino-giapponese. La città, in quel periodo capitale della Repubblica di Cina, era caduta in mano all’esercito imperiale giapponese il 13 dicembre 1937, la durata del massacro non è precisa, ma si sa che […]
Il massacro di Nanchino, conosciuto anche come stupro di Nanchino, è stato un insieme di crimini di guerra perpetrati dall’esercito giapponese a Nanchino, all’inizio della seconda guerra cino-giapponese. La città, in quel periodo capitale della Repubblica di Cina, era caduta in mano all’esercito imperiale giapponese il 13 dicembre 1937, la durata del massacro non è precisa, ma si sa che le violenze continuarono almeno per sei settimane, fino all’inizio del febbraio 1938.
Durante l’occupazione di Nanchino l’esercito giapponese commise numerose atrocità, come stupri, saccheggi, incendi e l’uccisione di prigionieri di guerra e civili.
Cadaveri di donne di Nanchino violentate e poi uccise dai Giapponesi mentre i seppellitori le trasportano via su un carretto. Da notare che la svastica invertita non e’ qui un simbolo nazista ma un simbolo solare tipico del Buddismo.
Nonostante le uccisioni fossero iniziate con l’intento di eliminare soldati cinesi travestiti da civili, si ritiene che un gran numero di innocenti siano stati intenzionalmente identificati come combattenti nemici, e giustiziati. Tra le 300.000 vittime accertate, decine di migliaia furono bambini innocenti, uccisi per divertimento, e gli stupri di donne e gli omicidi divennero in breve la norma.
Il massacro del 1937 e il modo in cui viene raccontato nei testi scolastici continua ad essere oggetto di polemiche nell’ambito delle relazioni tra Cina e Giappone.
Fonte: Wikipedia, Web
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