Miyuki Ishikawa nacque a Miyazaki nel 1897. Alla fine dei suoi studi si laureò all’università di Tokyo. In seguito si sposò con un uomo chiamato Takeshi Ishikawa, da cui non ebbe mai figli. Successivamente iniziò a lavorare come direttrice e ostetrica nell’ospedale/centro di maternità di Kotobuki. Ishikawa col passare del tempo si accorse che i […]
Miyuki Ishikawa nacque a Miyazaki nel 1897. Alla fine dei suoi studi si laureò all’università di Tokyo. In seguito si sposò con un uomo chiamato Takeshi Ishikawa, da cui non ebbe mai figli. Successivamente iniziò a lavorare come direttrice e ostetrica nell’ospedale/centro di maternità di Kotobuki. Ishikawa col passare del tempo si accorse che i genitori dei neonati erano gente molto povera che non avrebbe potuto crescere al meglio i propri figli. Preoccupata di ciò si rivolse a enti di assistenza per chiedergli se potessero in qualche modo aiutare quelle famiglie disagiate, ma tutti gli enti declinarono le sue domande; allora pensò di fare del bene a queste famiglie uccidendogli il figlio, in modo che non avessero problemi di alcun tipo. Così iniziò a far morire i neonati dell’ospedale.
Tecnicamente Ishikawa non sarebbe da considerare una serial killer, in quanto faceva deperire i neonati di fame e di sete, senza ucciderli di persona, avvelenandoli o soffocandoli, ma viene comunque considerata come tale dalle forze dell’ordine. Tutti gli omicidi avvennero in un arco di tempo compreso tra la metà del 1944 e l’inizio del 1948. Per tutto questo tempo quasi nessuno sospettò di Miyuki, cosa che le facilitò molto le uccisioni.
Anche le forze dell’ordine del reparto di Shinjuku presero la situazione alla leggera. Ishikawa ebbe anche la complicità di un medico, Shiro Nakayama, e del suo assistente Masako Kishi, che la aiutarono più volte a falsificare i certificati di morte. Ishikawa, dopo diverse uccisioni tentò anche di ottenere dei pagamenti dagli omicidi, chiedendo ai genitori se, in cambio della morte del loro neonato gli potessero dare dai 4000 ai 5000 yen, una cifra che lei riteneva inferiore alla spesa effettiva di crescita di questi “fardelli inutili” (come lei li reputava). Infine anche il marito Takeshi Ishikawa divenne suo complice e iniziò a partecipare alle uccisioni. Le vittime complessivamente furono molte più di un centinaio. Solo dopo molto tempo Miyuki Ishikawa fu sospettata per lo strano incremento del tasso di mortalità infantile nell’area. Fu quindi arrestata da due agenti con il marito Takeshi il 15 gennaio del 1948, mentre i due si trovavano alla stazione di Waseda. Il suo arresto fece finalmente interrompere la catena di omicidi. La polizia le attribuì 169 omicidi premeditati; gli agenti, facendo l’autopsia a decine di salme sequestrate dalle pompe funebri, rinvenirono evidenti segni di deperimento fisico, quali totale assenza di cibo e latte nello stomaco, spesso accompagnate da una polmonite; le loro morti erano quindi evidentemente intenzionali. Gli inquirenti ne accertarono 85 ma, ritenendo la cifra troppo scarsa se paragonata agli omicidi di cui era fortemente sospettata la Ishikawa, ne fecero la media, alzandoli a 103 circa. Il caso fece subito molto scalpore. Nel tribunale distrettuale di Tokyo Miyuki Ishikawa fu ritenuta colpevole degli omicidi; Takeshi e il dottor Shiro Nakayama furono giudicati colpevoli, nel ruolo di complici. Miyuki difese le sue azioni dicendo che i veri colpevoli erano i genitori irresponsabili, e il pubblico fu anche parzialmente d’accordo con tale affermazione. A causa di un grave vuoto giuridico di allora (criticato anche dal romanziere Yuriko Miyamoto) gli imputati non vennero condannati a morte, ma rispettivamente a 8 e 4 anni di carcere; dopo che nel 1952 fecero appello contro la pena, gli anni di carcere di Ishikawa furono ridotti a 4 e quelli di Takeshi e Nakayama a 2. Da allora di loro non si seppe più nulla di loro.
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