Leonarda Cianciulli Nacque a Montella, in provincia di Avellino nel 1892, in una descrizione della sua infanzia lei dichiara: “Ero una bambina debole e malaticcia, soffrivo di epilessia, ma i miei mi trattavano come un peso, non avevano per me le attenzioni che portavano agli altri figli. La mamma mi odiava perché non aveva desiderato […]
Leonarda Cianciulli
Nacque a Montella, in provincia di Avellino nel 1892, in una descrizione della sua infanzia lei dichiara:
“Ero una bambina debole e malaticcia, soffrivo di epilessia, ma i miei mi trattavano come un peso, non avevano per me le attenzioni che portavano agli altri figli. La mamma mi odiava perché non aveva desiderato la mia nascita. Ero una bambina infelice e desideravo morire. Cercai due volte di impiccarmi; una volta arrivarono in tempo a salvarmi e l’altra si spezzò la fune. La mamma mi fece capire che le dispiaceva rivedermi viva. Una volta ingoiai due stecche del suo busto, sempre con l’intenzione di morire, e mangiai due cocci di vetro: non accadde nulla.”
A 22 anni si sposò con Raffaele Pansardi , e andò a vivere ad Ariano Irpino, ma in seguito al catastrofico terremoto del 1930, la loro abitazione venne distrutta e si trasferirono a Correggio. Qui, grazie ai soldi del risarcimento statale concesso ai terremotati e al commercio degli abiti usati portato avanti da Leonarda, le condizioni dei coniugi Pansardi si risollevarono.
Mise al mondo 4 bambini, gli unici sopravvissuti di 17 gravidanze, i quali divennero per lei una vera e propria ossessione, Infatti iniziò ad avere pensieri sempre più strani e tormentati, e temendo di perderli decise che per salvarli avrebbe dovuto fare dei sacrifici umani. In alcune dichiarazioni La Cianciulli affermò che una zingara leggendole la mano le avesse detto: “Ti mariterai, avrai figliolanza, ma tutti i figli tuoi moriranno”. Quindi si rivolse a un’altra zingara che invece le disse: “Vedo nella tua mano destra il carcere e nella sinistra il manicomio”.
La sua ossessione diventò così sempre più compulsiva e i suoi pensieri sempre più inquietanti, tanto da riportare nel suo memoriale quanto segue:
“Non posso sopportare la perdita di un altro figlio. Quasi ogni notte sogno le piccole bare bianche di quegli altri, inghiottiti uno dopo l’altra dalla terra nera… per questo ho studiato magia, ho letto libri che parlano di chiromanzia, astronomia, scongiuri, fatture e spiritismo: volevo apprendere tutto sui sortilegi per riuscire a neutralizzarli”.
Il suo primo omicidio:
Leonarda frequentava tre amiche, donne sole e non più giovani che avrebbero volentieri fatto qualsiasi cosa per cambiare le loro vite. Così la Cianciulli pensò che sarebbero potute diventare le vittime sacrificali perfette per i suoi rituali magici, che avevano come fine ultimo appunto la salvaguardia dei suoi 4 bambini. E così fu.
La prima vittima fu Faustina Setti, per la cui uccisione La Cianciulli organizzò il piano seguente: le fece credere di averle trovato un marito a Pola, consigliandole di vendere tutto, e di non dire nulla a nessuno per non scatenare invidie. Il giorno della partenza, Faustina si recò a casa sua per salutarla, e Leonarda la invitò a scrivere alcune lettere e cartoline per amici e parenti che avrebbe poi spedito da Pola, nelle quali diceva di stare bene e che tutto procedeva per il meglio.
foto: un busto della Cianciulli conservato al Museo di Arte Criminologica di Roberto Paparella.
Dopo averle aiutato a scrivere le cartoline per i suoi partenti la uccise a sangue freddo. Ecco cosa riportò nel suo memoriale di quei momenti:
“Gettai i pezzi nella pentola, aggiunsi sette chilogrammi di soda caustica, che avevo comperato per fare il sapone, e rimescolai il tutto finché il corpo sezionato si sciolse in una poltiglia scura e vischiosa con la quale riempii alcuni secchi che vuotai in un vicino pozzo nero. Quanto al sangue del catino, aspettai che si coagulasse, lo feci seccare al forno, lo macinai e lo mescolai con farina, zucchero, cioccolato, latte e uova, oltre a un poco di margarina, e mescolai il tutto. Feci una grande quantità di pasticcini croccanti e li servii alle signore che venivano in visita, ma ne mangiammo anche Giuseppe e io”.
Qualche giorno dopo l’omicidio, la “saponificatrice” (come sarà in futuro chiamata) mandò il figlio Giuseppe fino a Pola affinché imbucasse le lettere della vittima per farle giungere ai destinatari con il timbro postale giusto e vendette i suoi indumenti. Così si compì il suo diabolico piano.
Il secondo Omicidio:
Alla seconda vittima Francesca Soavi Leonarda disse di averle trovato un lavoro nel collegio femminile di Piacenza. Francesca accettò con gratitudine e la mattina del 5 settembre 1940 raggiunse l’amica per salutarla, e dopo aver fatto scrivere le lettere ai suoi conoscenti dove li avvisava del suo trasferimento per lavoro, ma senza specificare il luogo del suo trasferimento, ebbe inizio il rituale analogo.
Il terzo Omicidio:
La terza e ultima vittima fu un’ex-cantante lirica, cinquantatreenne, costretta a vivere in miseria. Si chiamava Virginia Cacioppo. Con lo stesso metodo, Leonarda le propose un incarico a Firenze come segretaria di un misterioso dirigente teatrale che, magari, avrebbe potuto reintrodurla nell’ambiente. Il 30 settembre 1940 quindi si recò da Leonarda per salutarla e per poter mettere ancora una volta il suo piano. Di quei momenti nel suo memoriale riportò quanto segue:
“Finì nel pentolone, come le altre due… la sua carne era grassa e bianca, quando fu disciolta aggiunsi un flacone di colonia e, dopo una lunga bollitura, ne vennero fuori delle saponette cremose accettabili. Le diedi in omaggio a vicine e conoscenti. Anche i dolci furono migliori: quella donna era veramente dolce”.
Fu proprio la cognata dell’ultima vittima ad insospettirsi dell’improvvisa sparizione di Virginia e avendola vista per l’ultima volta entrare nella casa della Cianciulli decise di parlare con il questore di Reggio Emilia, il quale dopo delle accurate indagini arrivò ad interrogare Leonarda che confessò i suoi tre omicidi senza fare molta resistenza.
Davanti a magistrati e avvocati che non potevano credere che lei avesse fatto tutto da sola la Cianciulli come dimostrazione, in soli dodici minuti, sezionò il cadavere di un vagabondo morto in ospedale e procedette con le tecniche di saponificazione.
Articolo tratto da www.latelanera.com
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