La contessa sanguinaria Considerata la più famosa assassina seriale, Lei e quattro suoi collaboratori furono accusati di aver torturato e ucciso centinaia di giovani donne. secondo un diario trovato durante la perquisizione in casa sua, le vittime sarebbero 650, e ciò farebbe di lei la peggiore assassina seriale mai esistita. Erzsébet Bathory nacque nel 1560 […]
La contessa sanguinaria
Considerata la più famosa assassina seriale, Lei e quattro suoi collaboratori furono accusati di aver torturato e ucciso centinaia di giovani donne. secondo un diario trovato durante la perquisizione in casa sua, le vittime sarebbero 650, e ciò farebbe di lei la peggiore assassina seriale mai esistita.
Erzsébet Bathory nacque nel 1560 a Nyírbátor, un villaggio nel nord-est dell’attuale Ungheria.Fin da bambina,dava segni di squilibrio passando repentinamente dalla quiete alla collera. All’età di circa sei anni, stando alla leggenda fu testimone di un fatto che lasciò su di lei una traccia indelebile: un gruppo di zingari venne invitato nella sua casa per intrattenere la corte; uno di essi venne però condannato a morte per aver venduto i figli ai turchi. Le sue grida lamentose giunsero fino al castello, attirando l’attenzione di Erzsébet, la quale, all’alba, fuggì dal castello per vedere la condanna: dei soldati tagliarono il ventre di un cavallo legato a terra, il condannato venne preso e infilato nel ventre, rimase fuori solo la testa, poi un soldato ricucì il ventre del cavallo con il condannato al suo interno.
L’8 maggio 1575, all’età di quindici anni, sposò il fidanzato, conte Ferenc Nádasdy, reputato persona crudele e spietata, Amava torturare i servi, senza però ucciderli: una delle sue torture preferite consisteva nel cospargere di miele una ragazza nuda e lasciarla legata vicino alle arnie di sua proprietà. Per passare il tempo quando il marito era lontano da casa, Erzsébet cominciò a far visite alla contessa Karla[senza fonte], sua zia, ed a partecipare alle orge da lei organizzate. Conobbe nello stesso periodo Dorothea Szentes, un’esperta di magia nera che incoraggiò le sue tendenze sadiche. Erzsébet riteneva un affronto intollerabile la fuga di una serva e la punizione era quasi sempre la morte. Una sera, una ragazza di 12 anni, Dora, riuscì a fuggire dal castello con indosso solo una lunga camicia bianca. Venne presa poco dopo e condotta dalla contessa, la quale la costrinse ad entrare in una gabbia cilindrica troppo stretta per sedersi e troppo bassa per stare in piedi. La gabbia venne quindi sollevata da terra tramite delle carrucole e spinta contro dei paletti appuntiti. Il valletto nano al servizio di Erzsébet, Fizcko, manovrò le corde in modo che la gabbia oscillasse: in questo modo, il corpo venne fatto a pezzi. In un’altra occasione, in pieno inverno, fece condurre nel cortile, sotto la sua finestra, delle ragazze denudate. Ordinò quindi di versare acqua su di loro. Le ragazze morirono per assideramento. Un giorno, dopo averne schiaffeggiata una, alcune gocce di sangue colarono dal naso di questa sulla mano della contessa. La Báthory credette, in seguito, che in quel punto specifico della mano la sua pelle fosse ringiovanita. Chiese agli alchimisti delucidazioni. Costoro, pur di compiacerla, si inventarono la storia che raccontava di una giovane vergine il cui sangue aveva avuto effetti analoghi sull’epidermide raggrinzita di un aristocratico. La Báthory finì con il convincersi che fare abluzioni nel sangue di giovani vergini (in particolare della sua stessa classe sociale), o berlo quando queste fossero state particolarmente avvenenti, le avrebbe garantito la giovinezza eterna. Le sue vittime venivano spogliate, incatenate a capo in giù, quindi, seviziate. Le loro gole venivano recise ed il sangue fluiva, pronto per essere raccolto e usato da Erzsébet. Quando le denunce per le sparizioni delle giovani aristocratiche arrivarono alla Chiesa cattolica, l’imperatore Mattia intervenne ordinando un’indagine sulla nobildonna. Gli inviati dell’imperatore entrarono di nascosto nel castello e colsero sul fatto la Báthory mentre torturava alcune ragazze; trovarono anche in molte stanze e nelle prigioni diversi cadaveri straziati e donne ancora vive con parti del corpo amputate. Fu incriminata e murata viva nella sua stanza con un foro per ricevere il cibo. Morì suicida quattro anni più tardi, lasciandosi morire di fame in cella.
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