Gilles de Montmorency, o Barone de Rais, viveva nella Francia del XV° secolo tra le ricchezze e gli agi che solo l’appartenenza ad un ceto elevato era in grado assicurare. Figlio dei Montmorencey-Laval, una delle famiglie più influenti del regno, in seguito alla morte di entrambi i genitori venne affidato alle cure del nonno assetato […]
Gilles de Montmorency, o Barone de Rais, viveva nella Francia del XV° secolo tra le ricchezze e gli agi che solo l’appartenenza ad un ceto elevato era in grado assicurare. Figlio dei Montmorencey-Laval, una delle famiglie più influenti del regno, in seguito alla morte di entrambi i genitori venne affidato alle cure del nonno assetato di potere.
Il vecchio non perse tempo ad introdurre il futuro Barone de Rais alla carriera militare, che condusse in modo brillante fino a guidare un contingente durante la Guerra dei Cent’anni. Il suo amato tutore seguì inoltre la sua vita “sentimentale” combinando l’unione con Catherine de Thouars, una ricca ereditiera che sposò nel 1420, all’età di appena 15 anni.
Nonostante fossero passati oltre dieci anni da quell’evento, il nonno continuava ad essere, di fatto, il suo tutore, gestendo l’immenso patrimonio di famiglia e lasciando ben poco spazio al nipote nelle decisioni che riguardavano le finanze. E faceva bene, perché la natura di Montmorency si sarebbe presto rivelata imprudente oltre ogni limite.
Alla morte del vecchio finalmente Gilles entrò in possesso delle ricchezze di famiglia: un ingente patrimonio grazie al quale avrebbe potuto trascorrere il resto della vita a non far nulla. L’inerzia però non rientrava nel modo di essere del Barone de Rais, il quale cominciò a sperperare gli averi senza controllo alcuno, girando per il territorio francese con un gruppo di centinaia di persone al seguito alle quali offriva vitto, alloggio e ogni tipo di intrattenimento.
Il Barone riuscì nel giro di pochi mesi a ripulire tutto, tanto da vedersi costretto a vendere gli immobili e chiedere prestiti tra le sue importanti conoscenze.
Toccato il fondo, Montmorency decise di rialzarsi assumendo Francesco Prelati, un monaco toscano con una sfrenata passione per l’occultismo e la stregoneria. De Rais era convinto che questi fosse l’unica persona in grado di riportare nella sua vita lo splendore di un tempo e, totalmente soggiogato, cominciò ad esaudire le richieste del monaco senza batter ciglio.
Le suddette richieste consistevano perlopiù in sacrifici al demonio, al quale il Barone doveva offrire cadaveri di bambini e ragazzini.
Nei maldestri tentativi di recuperare l’influenza diplomatica di un tempo, Montmorency venne fermato dalle autorità e processato con vari capi di imputazione: dall’invocazione demoniaca all’omicidio, dall’apostasia alla sodomia. Furono oltre 140 le vittime della bestiale ferocia del nobile caduto in disgrazia, tutti bambini.
Dopo lunghi processi ed estenuanti interrogatori, il Barone confessò infine gli innumerevoli delitti da lui compiuti nel tentativo di scalare la piramide sociale. Condannato ad impiccagione e poi al rogo, prima della morte gli venne concessa l’assoluzione dei peccati.