Pedofilo, cannibale e assolutamente senza alcuna pietà oltre che fortemente instabile di mente. Albert Fish, uno dei peggiori serial killer americani mai esistiti (se non il peggiore in assoluto), diffuse il terrore in tutti gli Stati Uniti d’America di inizio XX secolo, mutilando, torturando e mangiando le sue giovani vittime. Pedofilo, cannibale e assolutamente senza […]
Pedofilo, cannibale e assolutamente senza alcuna pietà oltre che fortemente instabile di mente.
Albert Fish, uno dei peggiori serial killer americani mai esistiti (se non il peggiore in assoluto), diffuse il terrore in tutti gli Stati Uniti d’America di inizio XX secolo, mutilando, torturando e mangiando le sue giovani vittime.
Pedofilo, cannibale e assolutamente senza alcuna pietà oltre che fortemente instabile di mente, asserì che come un angelo aveva fermato la mano di Abramo un attimo prima che uccidesse suo figlio, così qualcuno avrebbe dovuto fermare lui. E se nessun angelo ancora ci aveva provato, era evidente che le sue azioni erano ben volute dal Signore, e che forse egli era un messia.
Nella sua famiglia, uno zio paterno soffriva di una psicosi religiosa e morì in ospedale, un fratello fece la stessa fine, il fratello più giovane soffriva di idrocefalea e morì in poco tempo, un altro fratello era affetto da alcolismo cronico, una sorella aveva una sorta di malattia mentale. La madre soffriva di allucinazioni, mentre una zia paterna era completamente pazza.
Dopo la morte del padre venne messo in un orfanotrofio, ma aspettò invano che qualcuno lo adottasse. Uscì e per vivere si arrangiò facendo vari lavoretti, fino a quando nel 1898 sposò una ragazza dalla quale ebbe sei figli.
Dopo diciannove anni di matrimonio, la moglie lo lasciò per un ragazzo più giovane, uno studente, e Fish rimase solo con i suoi figli.
Si pensa che egli abbia commesso il suo primo omicidio nel 1910, uccidendo un uomo, ma è solo in seguito all’abbandono della moglie che Albert Fish ha cominciato la sua attività di serial killer ai danni di bambini.
Egli stesso ha ammesso di averne molestati più di quattrocento.
Il 25 maggio del 1928, un giovane diciottenne, Edward Budd, decise di inserire un’inserzione sul New York World, per cercare un’occupazione così da sopperire alla condizione di povertà in cui si trovava la sua famiglia. Il lunedì successivo all’inserzione domenicale, al cospetto della signora Delia Budd, apparve un uomo anziano, con i capelli grigi e dei lunghi baffi, che si presentò come Frank Howard.
Sabato 2 giugno si prospettava una stupenda giornata per il giovane Edward, ma l’uomo non si fece vedere. Mandò una lettera scritta a mano con la quale spiegava che aveva avuto degli impegni improvvisi.
Il giorno dopo, verso le undici di mattina, Frank Howard giunse a casa di Edward portando in dono un cesto di fragole e del formaggio. Delia Budd lo convinse a rimanere per pranzo, così suo marito, Albert Budd, avrebbe avuto l’opportunità di conoscerlo. Frank accettò l’invito e rimase a mangiare.
L’anziano signore fece un’ottima impressione all’intera famiglia, per i suoi modi gentili, per il suo linguaggio e il suo portamento. A un certo punto, entrò nella sala da pranzo la figlia della signora Budd, Grace, di 10 anni. Frank Howard si lasciò sfuggire qualche complimento, e le donò 50 centesimi per comprare le caramelle. La invitò poi ad andare con lui alla festa di compleanno del figlio di sua sorella, promettendo ai genitori che l’avrebbe riportata a casa alle nove di sera e che si sarebbe preso cura di lei. I Budd s’informarono sul luogo in cui la figlia sarebbe dovuta andare e si convinsero a lasciarla in custodia a Howard. Non ebbero più notizie di Grace. Frank Howard, in realtà, era Albert Fish.
Questo è forse l’episodio più famoso della sua carriera deviante, soprattutto per la lettera che successivamente egli mandò alla povera signora Budd.
Eccone un piccolo stralcio:
“Mia cara signora Budd,
Nel 1894 io e un mio amico decidemmo di andare in Cina e salpammo da San Francisco diretti a Hong Kong. A quel tempo esisteva molta carestia in Cina, c’era la fame e la povertà dilagava. Per mangiare qualsiasi cosa il prezzo variava da 1 a 3$. La gente soleva vendere i propri bambini sotto i 12 anni per comprarsi un po’ di cibo. Un ragazzo o una ragazza sotto i 14 anni non erano sicuri in strada. Tu potevi andare in un negozio a chiedere della carne, e specificatamente ti tagliavano la parte di un corpo di un bambino o una bambina che desideravi. Le parti del corpo più gustose erano persino maggiorate di prezzo.
Il mio amico John stette così a lungo che ci prese gusto nel mangiare carne umana. Quando tornò a New York rapì due ragazzi, uno di 7 e l’altro di 11 anni. Li portò nella sua abitazione, spogliò i loro corpi e li rinchiuse in un ripostiglio. In seguito bruciò tutto. Spesso li torturava giorno e notte, così che la loro carne diventasse buona e tenera.
Dapprima uccise il bambino di 11 anni, perchè aveva il sedere più grasso e sicuramente c’era molto da mangiare. Ogni parte del suo corpo fu cucinata e mangiata eccetto la testa, le ossa e gli intestini. Fu arrostito, bollito, cotto alla griglia, fritto e cotto a stufato. Il più piccolo fece la stessa fine. A quel tempo ero il suo vicino di casa, mi aveva parlato del gusto di questa carne, ed ero tentato di provarla.
Quella domenica del 3 giugno 1928, vi chiamai e vi portai dei doni. Mangiammo il pranzo e Grace mi baciò. Fu in quel momento che mi venne voglia di mangiarla.
Col pretesto di portarla a una festa di compleanno, dopo aver chiesto il tuo permesso, la portai in un’abitazione vuota a WestChester che avevo già acquistato. Quando arrivammo, la bambina rimase fuori a raccogliere dei fiori, mentre io andai al piano di sopra per togliermi i vestiti. Non volevo sporcarmeli di sangue.
Quando fu tutto pronto, andai alla finestra e la chiamai. Mi nascosi nel ripostiglio mentre lei era in camera, uscii fuori e quando lei mi vide nudo cominciò a gridare e cercare di scappare. Io la presi e lei disse che avrebbe detto tutto a sua madre.
Prima la spogliai con difficoltà, continuava a tirarmi calci, mordere e sputare. Ho dovuto soffocarla per ucciderla, poi la tagliai in piccoli pezzi così da poter portare il cibo nelle mie stanze, cucinare e mangiare. Che dolce che era il suo tenero sedere arrostito. Mi ci sono voluti 9 giorni per mangiare interamente il suo corpo. Non l’ho violentata, volevo che morisse vergine.”
Fu proprio grazie a quella lettera che Albert Fish venne catturato.
La difesa di Fish tentò inutilmente di fargli avere l’infermità mentale. Fish era stato lucido e calcolatore. Aveva premeditato pianificato ed eseguito il suo piano. Durante tutto il processo Fish rimase sereno ed impassibile. Venne condannato a morte. L’unica dichiarazione che fece Fish fu che avrebbe preferito vivere perchè Dio aveva ancora del lavoro per lui.
La condanna venne eseguita nel carcere di Sing Sing il 16 gennaio 1936. Fish, anche in quel momento rimase sereno ed impassibile, disse solo che la sedia elettrica era l’unica modalità che gli mancava per procurarsi dolore.
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